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Parrano, approvato dal consiglio il bilancio di previsione, nuove opere pubbliche e Imu e Irpef invariate

Il Consiglio comunale di Parrano ha approvato con i voti della maggioranza e l’astensione della minoranza il bilancio di previsione 2023. La manovra prevede entrate ed uscite per 2 milioni e 714mila euro e mantiene invariate rispetto al 2022 le aliquote Imu e Irpef. A proposito di Imu, il sindaco Valentino Filippetti ha dato notizia del provvedimento del governo che esenta dal pagamento le attività commerciali e artigianali residenti nei comuni sotto 500 abitanti come nel caso di Parrano.

A gennaio l’amministrazione comunale emanerà un apposito bando rivolto a queste categorie. Per quanto concerne il piano triennale delle opere pubbliche gli interventi più significativi riguardano la sistemazione della strada del piano, l’efficientamento energetico del piano terra dell’edificio scolastico, la realizzazione della nuova caldaia della scuola elementare e il potenziamento dei servizi digitali del Comune.

Per quanto riguarda il personale si prende atto del pensionamento nei primi mesi del 2023 della responsabile del servizio demografico e si ipotizzano delle soluzioni per il potenziamento del servizio.

Il consiglio comunale ha poi confermato la presenze degli ultimi anni nelle partecipate, compresa Umbria Mobilità Tpl ed ha preso atto del prossimo pensionamento del responsabile dei servizi demografici, ipotizzando alcune soluzioni per la sostituzione e il potenziamento del servizio.

Ordine del giorno congiunto sul Museo dei tesori segreti a Orvieto – Il consiglio comunale ha poi esaminato la proposta di ordine del giorno presentata congiuntamente dai gruppi consiliari Parrano Bene Comune e Noi No riguardante il sostegno alla proposta “Un Progetto di “Città dell’arte” per un Nuovo Rinascimento in nome di Luca Signorelli” presentata dal consigliere comunale di Orvieto Franco Raimondo Barbabella. L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità con la decisione di inviarlo al sindaco di Orvieto Roberta Tardani e al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.

Qui il testo – “Un Progetto di “Città dell’arte” per un Nuovo Rinascimento in nome di Luca Signorelli. Museo in Orvieto dei tesori segreti – museum in Orvieto of secret treasures (most). Proposta di Orvieto come sede ideale. Lo scenario: Com’è noto, c’è un immenso patrimonio artistico conservato nei depositi di musei, enti e fondazioni, che non è reso fruibile. Un immenso patrimonio, un tesoro tenuto “in riserva”, come si dice oggi, non accessibile al pubblico in quanto ritenuto di minor interesse (spesso per ragioni che non c’entrano con il valore artistico e storico, ad esempio per mancanza di spazi adeguati) rispetto alle opere che vengono rese fruibili nelle sale adibite alle esposizioni.

Mentre un sondaggio di Iccrom e Unesco condotto nel 2011 a livello internazionale già allora indicava che i grandi musei hanno grosse difficoltà di diverso ordine e tipo per la gestione dei loro depositi e possono arrivare ad esporre anche solo l’8-10% delle collezioni che possiedono, altre ricerche internazionali più recenti indicano nel 5% la percentuale di opere di artisti anche noti che è esposta nelle sale, mentre il resto è appunto conservato “in riserva”.

Dunque siamo di fronte ad un tesoro nascosto, possiamo dire forzosamente segreto, di enormi proporzioni e di estremo interesse a livello mondiale e certamente anche italiano, che si tratta di portare alla luce. L’Italia può farsene promotrice ed esserne di esempio. È un problema che si pone da tempo e che però negli ultimi dieci anni è diventato sempre più impellente risolvere per diverse ragioni.

Anzitutto è cresciuta la sensibilità per la conoscenza la più completa possibile della produzione sia di singoli artisti che di correnti ed esperienze, sia perché sta crescendo la produzione di opere e di donazioni e quindi anche il bisogno di spazi per la conservazione. “Portare alla luce”, “mostrare i tesori segreti”, sta diventando un bisogno urgente e diffuso.

A questo si aggiunge poi la situazione contingente, che si è venuta a creare a seguito prima della crisi del 2008-2011 e poi della pandemia, che hanno oggettivamente avviato un percorso di cambiamento accelerato degli scenari, per la necessità di ridefinire ruoli e opportunità di sviluppo.

Un compito che spetta anzitutto ai Paesi e ai loro aggregati (come l’UE) e però anche alle singole città e ai territori e che, se interpretato come occasione per stare sull’onda della storia, ne può fare entità originali che vogliono e possono recitare la parte giusta nel processo di ripresa e resilienza.

Si può aggiungere che ci si sta avvicinando ad un appuntamento molto significativo che cadrà nel 2023: i 500 anni dalla morte di Luca Signorelli e di Pietro Vannucci. Poter fare di questo appuntamento, nel quadro di celebrazioni che si annunciano fin da ora come molto importanti, l’occasione di lancio di un progetto operativo con cui si va alla realizzazione di una iniziativa come quella che qui si prospetta, sarebbe la dimostrazione che anche le celebrazioni non si fermano all’immediatezza e entrano nella logica che Fernand Braudel avrebbe chiamato della lunga durata e che per le grandi operazioni culturali è certamente la logica giusta.

L’idea è portare alla luce questo immenso patrimonio, “mostrare i tesori segreti”. Si può fare nella forma di un’impresa con più soggetti protagonisti che si consorziano e organizzano cicli semestrali/annuali di mostre con i materiali custoditi nei loro depositi. Si tratterebbe dunque non di un museo di natura, forma e gestione tradizionali, ma di una vera e propria impresa culturale del tutto nuova, della quale la parte espositiva, che è mobile e ciclica (nel senso che proviene e ritorna ai musei, a meno che essi non decidano altrimenti), è l’occasione intorno alla quale ruota poi tutta un’altra serie di attività. Un’impresa dunque, un’organizzazione e una conduzione aziendale, una logica produttiva.

In questo quadro si possono sviluppare molte e interessanti attività collegate. Si può pensare, infatti, non solo ad un sistema articolato (in presenza e online) di promozione della conoscenza del patrimonio artistico e culturale diretto ad alunni e studenti, ma a corsi di formazione delle guide turistiche e degli operatori impegnati nella gestione dei musei; a stages in collaborazione con le università; alla riscoperta del complesso delle attività artigianali connesse con il restauro delle opere d’arte e con l’allestimento di mostre e di esposizioni permanenti; allo studio e all’addestramento all’uso del digitale in funzione della fruizione e della conservazione del patrimonio; all’attivazione di un ITS finalizzato alla formazione di personale specializzato nel settore delle arti.

Sono solo alcuni titoli appena abbozzati. Le condizioni di base perché l’idea possa assumere la forma di progetto sono innanzitutto tre: la disponibilità iniziale di almeno tre grandi musei nazionali in modo da assicurare un primo ciclo triennale di esposizioni; la disponibilità di ambienti idonei in una città che per le sue caratteristiche sia attrattiva, attrezzata allo scopo e in posizione logistica favorevole; l’assunzione del progetto da parte del Governo come operazione di valorizzazione dell’arte italiana nel mondo, veicolo di bellezza, scoperta del variegato patrimonio diffuso nei territori, strumento di crescita culturale e di promozione turistica.

Orvieto appare come la città naturalmente vocata ad ospitare un progetto con queste caratteristiche e capace di svolgere le funzioni indicate. Anzitutto per storia e caratteri distintivi della città. Qui c’è un condensato della storia dell’Occidente europeo dal Villanoviano al Novecento. Orvieto è di per sé città d’arte. C’è un unicum di natura e cultura che potremmo addirittura definire esemplare per la capacità umana di adattarsi all’ambiente che la natura ha preparato trasformando i problemi da superare in elemento di forza fino al risanamento e alla valorizzazione partita negli anni ottanta del secolo scorso. C’è una ricerca di identità in questo mondo che cambia e che richiede alle città di organizzarsi per il proprio futuro nel contesto di un Paese che vuole mettere a frutto finalmente le proprie potenzialità. E questa della valorizzazione del patrimonio artistico ad oggi non esposto è una grande opportunità: l’Italia come faro dell’arte nel mondo.

Ma c’è soprattutto un patrimonio di edifici dismessi di grande pregio e capienza e potenzialmente idonei allo scopo seguendo una logica di progetto integrato. C’è anzitutto, come sede ideale, la ex Caserma Piave, un complesso di notevoli proporzioni, che sorge su un’area di 42.200 metri quadri all’ingresso sud-est della città, con 5 edifici di complessivi 41.000 metri quadri di superficie coperta. Una costruzione degli anni trenta del Novecento e dismessa fin dagli anni novanta, molto più flessibile di quanto non si creda e su cui esiste già un progetto di massima per la sua valorizzazione che si tratta di riscoprire e vedere in che modo possa essere reso utile.

Ci sono poi, per un ideale sistema integrato, edifici dislocati nei diversi quartieri della città, dalla zona Duomo a San Giovenale e a San Giovanni, da San Francesco a San Paolo, che nel loro insieme prefigurano un sistema sia direttamente connesso alla funzione museale sia indirettamente utilizzabile per le funzioni di supporto o collaterali. In realtà è la città intera che si presta ad ospitare un progetto così ambizioso e così significativo.

Si aggiungano, come altro aspetto a supporto della validità della location, le opere per la riorganizzazione della vita urbana realizzate a partire dagli anni ’90 del secolo scorso nel quadro del risanamento della rupe e del Progetto Orvieto, che dotano la città delle strutture indispensabili per l’accessibilità e l’accoglienza di un pubblico vasto e si presume interessato ad un buon livello di funzionamento dei servizi.

Si aggiungano poi altri due elementi di particolare importanza: 1. la struttura urbana compatta con un cardo di 1400 metri e un decumano di 800, costruita su un masso di tufo che si compenetra in un modo carico di fascino con le pendici caratterizzate dalla necropoli anulare etrusca; 2. La posizione geografica al centro dell’Italia, sulle grandi vie di comunicazione, peraltro da potenziare, e il suo essere naturalmente la porta di ingresso sia dell’Umbria che della grande regione culturale e geografica dell’Etruria. Ci si riferisce ad autostrada A1 e ferrovia direttissima, ma anche ai progetti di fermata di treni ad alta velocità oltre che al potenziamento della viabilità trasversale e alla possibilità di un eliporto.

Infine, Orvieto è inserita in un vasto e interessante territorio fatto di borghi, di castelli e palazzi, di storia e di archeologia, di paesaggi e di ambienti particolari. Un complesso di aspetti che nel loro insieme fanno il carattere distintivo e il potenziale di qualità per il soggiorno, la residenza, la sicurezza e l’attrattività della location.

Una sfida per la città. Un progetto come questo, che si pone come parte del grande processo di rilancio e riorganizzazione del Paese previsto dal PNRR e che per questo coinvolge i diversi livelli istituzionali (lo Stato, la Regione, il Comune di Orvieto e i Comuni del territorio), soggetti pubblici e imprese private, non meno che le organizzazioni sociali, le associazioni e i semplici cittadini, si pone per la città nei termini di una sfida epocale, nel senso che esige una messa a verifica dello stato delle cose presenti e delle trasformazioni da operare.

Naturalmente non si tratta solo della progettazione specifica degli spazi destinati ad accogliere le diverse funzioni e le attività connesse, ma anche dell’adeguamento dell’organizzazione della città, dei suoi collegamenti interni e con l’esterno e soprattutto del funzionamento dei servizi che dovranno rispondere agli standard internazionali.

A questa operazione, che non sarà di maquillage ma di autentica sostanza, sarà necessario che partecipino gli operatori culturali e turistici e le aziende dei diversi settori. In realtà sarà necessario che essa venga vissuta da tutti come la grande occasione che delinea un futuro possibile non effimero. Una città d’arte che conferisce all’arte la sua funzione di nuova modernizzazione, come a suo tempo lo fu nel primo Rinascimento, e che nel contempo proprio per questo sposa le logiche della transizione digitale ed ecosostenibile (spazi liberi ed attrezzati per la socialità, mobilità elettrica, assenza di barriere architettoniche, città senza fumo, curata esteticamente e funzionalmente).

Coerenza con il Pnrr. Com’è noto, le sei missioni del PNRR sono: 1. digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; 2. rivoluzione verde e transizione ecologica; 3. infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4. istruzione e ricerca; 5. inclusione e coesione; 6. salute.

Il progetto Most Orvieto è coerente direttamente o indirettamente con tutte e sei le missioni. Con la prima, in quanto vi ricade per la sua stessa natura che ne esalta tutti gli aspetti. Con la seconda, perché sposta l’idea stessa di sviluppo verso un modello fondato sulla cultura che di per sé spinge verso la transizione ecologica. Con la terza, perché indica un modello di città in parte già esistente e in parte da realizzare in coerenza con quanto già fatto con il progetto di risanamento della rupe.

Con la quarta, perché i progetti collaterali vanno proprio nella direzione dell’istruzione e della ricerca. Con la quinta, perché il progetto è intrinsecamente inclusivo su tutti i piani e tende alla coesione sociale in un territorio che in carenza di sviluppo di qualità sarebbe destinato a sfaldarsi. Con la sesta, perché indirettamente comporta il potenziamento e la qualificazione dei servizi, ivi inclusi soprattutto quelli sanitari, in funzione di un’accessibilità, di un’accoglienza e di una residenzialità in sicurezza per tutti.

Il documento sulle opportunità offerte dal PNRR per i comuni italiani, opera del Dipartimento della Funzione Pubblica del Ministero per la Pubblica Amministrazione, fornisce un quadro completo delle molteplici iniziative di miglioramento che possono essere intraprese a livello locale sulla base di una visione generale. Occasione per promuovere un Nuovo Rinascimento. Se ne parlava da tempo, in verità in modo un po’ astratto. Oggi è diverso, se ne può parlare anche in modo operativo perché siamo di fronte alla necessità di ripensare il mondo e di riorganizzare senso e funzionamento del sistema economico-sociale. Si tratta di rifinalizzare attività e comportamenti nell’epoca del modo globale e digitale complesso. E questo ha a che vedere con l’Italia e con l’Europa che vogliamo costruire mentre lavoriamo per uscire dalla crisi che ci attanaglia.

In un recente articolo Claudia Ferrazzi ha parlato dell’utilità di “favorire un vero Rinascimento dell’era digitale … perché viene riconosciuto il valore aggiunto, compreso quello economico e produttivo, di creatività, innovazione, sensibilità, visione da punti di vista nuovi e inediti, aumento dell’educazione e della cultura generale sia nell’impresa, sia nei cittadini e nei consumatori che la compongono e la fanno vivere”. E, poiché tutto indica che nei prossimi anni “la digitalizzazione sempre più pervasiva porterà ad una crescita esponenziale del bisogno di competenze tecnologiche, ma anche di competenze cognitive superiori, etiche, comportamentali, relazionali, nonché emotive”, allora sarà opportuno inserire in questo contesto attività e iniziative che promuovano il senso dell’umano, la capacità umana “di inventare e di adattarsi, la sua intelligenza emotiva”, legata in tanti modi all’esperienza artistica e alla sua fruizione. Nell’età del digitale è impellente riconquistare, come nell’età rinascimentale, una visione del mondo come armonia tra uomo e natura.

Orvieto ne è già di per sé come città, culturalmente e fisicamente, un esempio. Il progetto MOST di Orvieto può essere una iniziativa estremamente significativa e utile, in modo diretto e indiretto, per andare nella direzione appena accennata. Le recenti (1° dicembre 2022) dichiarazioni del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano incoraggiano il progetto. Recentemente il ministro Sangiuliano, durante l’audizione tenutasi il 1° dicembre scorso di fronte ai parlamentari delle Commissioni Cultura di Camera e Senato, ha dichiarato: “Facciamo gli Uffizi 2. Si può pensare a una strategia di lungo periodo che può portare alcuni grandi musei a generare nuovi spazi espositivi, magari anche in altre città, come hanno fatto alcuni grandi musei internazionali.

Ne ho parlato con il direttore degli Uffizi e del Museo nazionale archeologico di Napoli: alcuni grandi musei per la quantità di reperti che conservano nei loro depositi si possono duplicare. Possiamo pensare agli Uffizi Due o a Firenze o in un’altra città della Toscana o sul fronte internazionale, come ha fatto il Louvre. Possiamo pensare a un’altra sede del Mann a Palazzo Fuga dove poter esporre tutti quei reperti che sono nei depositi. Sarebbe un’opera utile, perché in Italia ci sono cinque milioni di reperti di cui solo 480mila esposti al pubblico”.

Sono dichiarazioni importanti che incoraggiano questo progetto. Elaborato tra agosto e settembre 2021, oggi, proprio alla luce delle dichiarazioni del Ministro Sangiuliano, può prendere di nuovo vigore.

Necessità di agire in tempi stretti. Bisognerà procedere alle diverse fasi di verifica dell’interesse e della fattibilità del progetto con sollecitudine, perché appare evidente che le decisioni importanti sulle strategie di ripresa e resilienza non sono del tutto definite e nei prossimi mesi possono trovare spazio proposte come quella che sopra è stata illustrata”.

Foto: TerniLife ©

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