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Sagre in Umbria, i ristoratori: “Regole più rigide”

(Dal Corriere dell’Umbria)Si alle sagre ma solo se disciplinate da rigide regole sia sotto l’aspetto fiscale che igienico-sanitario”: è un coro unanime quello dei ristoratori all’indomani dell’annuncio della ripresa delle manifestazioni senza i paletti che erano stati imposti con lo stato di emergenza.

“Siamo molto preoccupati e contrari alla decisione di una riapertura totale delle sagre senza che nulla in questi due anni e mezzo sia stato fatto – evidenzia Giuliano Granocchia, presidente Confesercenti Umbria – I nostri associati sono sul piede di guerra: stretti tra rincari, tassa di occupazione del suolo pubblico e restrizioni degli spazi all’aperto che erano stati concessi dai Comuni, si ritrovano ora a fare i conti con la concorrenza sleale delle sagre che altro non sono che ristoranti a cielo aperto. La differenza, però, sta nel fatto che su di loro non pesano le tasse e i costi del personale visto che utilizzano volontari. Non siamo contrari alle sagre a prescindere – puntualizza Granocchia – anzi, pensiamo che una convivenza sia possibile ma serve una regolamentazione seria. Chiederemo subito un incontro a Regione e Comuni”.

Enrico Guidi, coordinatore per l’Umbria di Mio Italia, ha il dente avvelenato: “Nel corso dell’ultimo incontro tra il Movimento e la presidente Tesei era emersa la necessità di una revisione totale del regolamento delle sagre – evidenzia – Una revisione che tenesse conto delle peculiarità del territorio, che prevedesse un apporto prevalente di prodotti del territorio che promuove la sagra stessa, quello che un po’ succede per gli agriturismi che per la parte prevalente devono utilizzare propri prodotti. L’idea era stata accolta favorevolmente dalla governatrice che a questo punto dovrebbe accelerare sulla questione. Noi abbiamo proposto anche di fare delle sagre inclusive che coinvolgano  tutte le attività del posto in maniera tale da interrompere anzitutto questo muro contro muro tra ristoratori e sagre e  distribuire la ricchezza portata dalla sagra sul territorio e a più persone”.
Oggi le sagre sono ristoranti a cielo aperto con vantaggi evidentissimi che rifaranno concorrenza a un mondo della ristorazione che viene fuori da due anni e mezzo fortemente negativi per colpa del Covid. Sagre sì, dunque, ma non più come prima: le sagre, per esistere, dovranno avere una loro valenza territoriale, sociale e di promozione dei prodotti della zona.
Foto: Corriere dell’Umbria ©

 

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