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Servizi educativi comunali, Fp Cgil: “La didattica a bolle non vale il pomeriggio?”

“Che fine ha fatto il tanto sbandierato senso di responsabilità dell’amministrazione comunale di Terni che aveva portato a riproporre la didattica ‘a bolle’ anche per quest’anno scolastico nei servizi educativi comunali, visto che ora si annuncia l’attivazione di un servizio di post-scuola di 1 ora al giorno, in cui personale non dipendente del Comune si occuperà dei bambini di diverse bolle, riuniti in un unico gruppo, proponendo attività ludiche?”. È quanto si chiede la Fp Cgil di Terni che in una nota fa ironicamente notare che evidentemente “dal 1° marzo, dalle ore 14:00 alle ore 15:00, il Covid non potrà diffondersi e, grazie a ciò, i bambini delle varie bolle potranno mescolarsi e giocare insieme negli stessi spazi”.
Il sindacato ribadisce che da tempo cresceva il sospetto che certe scelte fossero più un modo “per salvare le apparenze”, che una “reale volontà di rendere maggiormente sicuri i servizi”. D’altronde, aldilà della didattica a bolle (non più necessaria secondo il Cts) sulle altre norme di sicurezza per il contrasto al Covid, secondo il sindacato, si sono registrare forti criticità: “Si sarebbe dovuto provvedere prima di tutto – osserva la Fp – a sostituire il personale assente, al fine di non superare il rapporto numerico adulto-bambini e impiegare il personale ausiliario, in particolare nell’accoglienza, in numero adeguato, assegnando a ciascuna struttura personale insegnante ed educativo di supporto, evitando così che la stessa supplente lavorasse giorno dopo giorno in strutture differenti, amplificando così il rischio di diffusione del contagio”. Nel corso dei mesi poi la gestione dei servizi, ma soprattutto del personale che vi opera, ha fatto sì che il problema si approfondisse: “Totale mancanza di progettazione riguardo ai SEC – insiste il sindacato – assenza di bandi ed interventi per l’incremento (o almeno il turn-over) del personale e ricorso al lavoro in somministrazione (cioè ai privati) per le supplenze”. Infatti, quella che in autunno era stata presentata come una “”soluzione temporanea a problemi strettamente economici”, nei fatti, osserva la Funzione Pubblica Cgil, si sta protraendo, mentre si sono perse le tracce della richiesta di autorizzazione al ministero dell’Interno per l’assunzione del personale a tempo determinato per il 2022.

“A questo punto – conclude il sindacato – sottolineato che le misure atte a migliorare i livelli di sicurezza vanno applicate nella loro interezza perché possano funzionare, la Cgil non può fare a meno di domandare all’assessora e alla dirigente all’Istruzione che fine abbia fatto il tanto sbandierato senso di responsabilità che aveva portato a riproporre quella didattica “a bolle” che comunque il Cts non riteneva più necessario applicare con rigidità”.

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