(di Roberta Falasca) Terni si sveglia più povera come peraltro la maggior parte dei capoluoghi di Italia.
Da un’indagine del Sole 24 Ore sui valori medi dichiarati in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2017 (redditi 2016), sul confronto al netto dell’inflazione con quelli dichiarati nel 2009 (redditi 2008) e il numero medio di contribuenti ogni 100 abitanti, Terni rispetto alla variazione di reddito tra il 2008 e il 2018 segna meno 4,16.
Il reddito medio dei ternani è 21.896 euro pro capite e in questi ultimi dieci anni il trend dopo la crisi ha un tasso negativo: 4,16 per cento. Peggio di Perugia che se la cava con un meno 3,23 per cento.
Nella ricerca compare anche il dato dei contribuenti: ogni 100 abitanti a Terni ci sono 67,86 contribuenti, cioè quelli che pagano le tasse.
“Nonostante la crescita degli ultimi anni – si legge sul Sole 24 Ore – il reddito degli italiani continua a puntare come un miraggio i livelli pre-crisi.
Anche nei capoluoghi di provincia – dove storicamente i dati sono migliori – gli importi dichiarati al Fisco nel 2017 (redditi 2016) sono di quasi il 2% più bassi, in termini reali per contribuente, di quelli del 2009 (redditi 2008): per la precisione, -1,92% di media, a 25.170 euro. gli incrementi dei redditi medi dei capoluoghi si contano sulle dita di un mano:
Trieste (+2,15%), Belluno (+2,06%), Torino (+1,24%) e Verona (+1,1%). Va letto con cautela, invece, il balzo dell’Aquila (+5,64%), perché l’anno su cui viene fatto il confronto è quello del terremoto (e quindi la base di partenza è molto bassa).
In termini di reddito medio, vivere in un paesino o in un’area urbana di una certa dimensione ha continuato a fare la differenza.
Anche se nei nove anni considerati il reddito medio si è ridotto dappertutto, i contribuenti residenti nei Comuni con meno di 5mila abitanti hanno dichiarato al Fisco un reddito intorno al 20% più basso della media, la stessa percentuale in più dichiarata nei centri oltre i 100mila residenti”.
Foto: Ternilife ©