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Le novità sulla Mediazione civile e commerciale: se ne parla con la Camera di Commercio

In quattro mesi una causa che può durare dieci anni può arrivare a conclusione. Procedure snelle, costi ridotti e vantaggi fiscali. Questo il dna della mediazione civile e commerciale  divenuta obbligatoria dal 2010 in una pluralità di casi, sta entrando a far parte della nostra cultura giuridica ed economica. Con la recente riforma Cartabia  della giustizia civile l’istituto della mediazione ne è uscito ulteriormente rafforzato grazie anche all’ampliamento dell’ambito di operatività.

Tradotto, prima di rivolgersi al Tribunale è obbligatorio  provare a trovare un accordo rivolgedosi ad un Organismo di Mediazione nelle seguenti materie: in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari, associazione in partecipazione, consorzio, franchising, opera, rete, di somministrazione, subfornitura e società di persone.

“Il successo di una mediazione  – è stato detto nel convengo concluso questa mattina a Terni – dipende certo anche dalla volontà delle parti di trovare effettivamente un accordo, ma anche dall’opera del mediatore, professionsita qualificato e specializzato nelle tecniche per avvicinare le parti nelle loro posizioni”.

I numeri Stando agli ultimi dati diffusi dal Ministero della Giustizia e riferiti al 2021 “le procedure avviate nel 2021 sono state quasi il 13% in più di quelle dell’ultimo anno pre-emergenza, il 2019,  e il 32% in più di quelle del 2020”.

Un trend destinato a crescere dunque, anche sulla spinta dell’attuazione della riforma Cartabia che amplia le materie di lite in cui il tentativo di mediazione è obbligatorio.

In Umbria le mediazioni gestite dall’Organismo della Camera di Commercio dell’Umbria, presso le due sedi di Perugia e Terni, sono circa cento all’anno, trend costante  negli ultimi tre anni e in media circa il 10% delle mediazioni si conclude con un accordo.

I lavori sono stati aperti venerdi dal Segretario Generale dell’Ente Camerale Federico Sisti che ha sottolineato come il ricorso alla mediazione sia anche un passaggio culturale che deve essere ancora ben assorbito dagli imprenditori “Abbiamo necessità di far entrare il meccanismo della conciliazione nella mentalità dei nostri imprenditori che ne devono comprendere i vantaggi oggettivi, il nostro sistema camerale da sempre ha creduto in questo strumento di risoluzione delle controversie, basti pensare che la prima Camera di Commercio istituita in Italia, quella di Firenze, ebbe da subito nelle sue competenze quella della Mediazione, per cui direi che è nel nostro dna”.

“L’esperienza dell’organismo della mediazione camerale in Umbria” è stata al centro della relazione tenutaquesta mattina  dall’avvocato Marco Giombini, Responsabile dell’Organismo di mediazione della Camera di Commercio.

Giombini ha ricordato come la concilizione sia stata fin da subito assegnata alle Camere di Commercio come competenze specifica e ha ripercorso la storia dell’insediamento delle Camera di Conciliazione  presso le due Camere di Commercio umbre. “Da subito abbiamo creduto nelle potenzialità della mediazione promuovendola fortemente tra le imprese, senza mai porci in concorrenza, nella logica di un ente pubblico, con gli altri organismi del territorio.

“Riteniamo che costituisca un vantaggio oggettivo per le aziende e i cittadini e che debba essere maggiormente utilizzato”.

“Il 60% delle mediazioni riguarda le controversie tra privati e per incidenza di casi le prime tre  materie sono: diritti reali, condomomnio e locazione” ha detto Sabrina Diella, Responsabile della ADR per Unioncamere a proposito dei dati che arrivano dagli organismi di mediazione camerali del nostro Paese.

Le conclusioni affidate al professore Francesco Paolo Luiso,  Ordinario di Diritto processuale civile presso l’Università degli Studi di Pisa che ha focalizzato l’attenzione sul ruolo del Mediatore e sull’importanza che questo strumento di risoluzione alternativo delle controversie diventi patrimonio delle nuove generazioni di avvocati.

 

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