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Ex Fabbrica d’armi a rischio chiusura: continua l’emorragia di personale

Si è tenuto l’incontro richiesto dalla FP CGIL, CISL FP e UIL PA, unitamente ai segretari provinciali delle organizzazioni sindacali confederali – con la III Commissione Permanente del Consiglio Comunale di Terni, sulle gravi criticità occupazionali e funzionali del Polo di mantenimento delle armi leggere di Terni (ex Fabbrica d’Armi).

Durante l’audizione i rappresentanti sindacali – Roberto De Cesaris (FP CGIL), segretario provinciale funzioni centrali e coordinatore nazionale di Ente Ministero Difesa, Mario Pragliola (CISL FP), coordinatore regionale enti Ministero Difesa e Renzo Formica (UIL PA), membro coordinamento nazionale Ministero Difesa, hanno chiesto un intervento formale, concreto e incisivo al fine di sollecitare il Governo, il Ministro della Difesa, i presidenti delle commissioni parlamentari Difesa e i capogruppo di Camera e Senato, per salvare 400 posti di lavoro e lo storico ente ternano, a rischio chiusura entro pochi mesi.

Infatti, la pianta organica dell’ente, fissata con D.M. nel 2014, che prevede 384 dipendenti civili, tra tecnici e amministrativi, (oltre ad un contingente di personale militare di circa 80 persone) è attualmente scesa a circa 230 unità per via del blocco del turnover, ma si ridurrà rapidamente, a causa della concentrazione dei collocamenti in quiescenza e degli effetti della c.d. quota 100, fino ad arrivare a 155 unità alla fine del 2022 e a sole 70 alla fine del 2023.

Tutto questo comporterà, già dai prossimi mesi, un drastico deterioramento delle capacità produttive e funzionali del PMAL, che, unico nel suo genere per compiti e mission istituzionale, rappresenta un insostituibile asset pubblico e strategico per la difesa della nazione.

Se adeguatamente rilanciato, con un corposo e straordinario piano di reclutamento per almeno 300 nuove assunzioni tra tecnici e amministrativi civili, il PMAL potrebbe continuare ad essere, oltre che un fondamentale bacino occupazionale in un territorio notoriamente in crisi, ancora la seconda realtà industriale locale con una potenzialità di alimentare un importante indotto commerciale, grazie a commesse per approvvigionamento di beni, materie prime e servizi per diversi milioni di euro ogni anno.

Le sue capacità professionali e le sue attrezzature e impianti gli consentirebbero, oltre a quanto già previsto per la manutenzione delle armi leggere dell’Esercito e di altri Corpi Armati dello Stato (Carabinieri, Guardia di Finanza), anche di offrire la proprie competenze, sia ad altri utenti pubblici (es. polizia di stato e polizie locali) sia ad università e ad aziende metalmeccaniche private in vari settori dell’industria civile.

È importante quindi agire subito e prevedere anche percorsi alternativi di reclutamento, anche a tempo determinato, sfruttando la riapertura della scuola di formazione del Polo, le elevate esperienze e il know how acquisito dai suoi dipendenti, prima che vadano in pensione, disperdendo per sempre un bagaglio di professionalità e conoscenza insostituibile.

Il presidente della III Commissione e i consiglieri si sono dimostrati attenti e unanimi nel mettere in campo le iniziative e i provvedimenti richiesti, dimostrando curiosità verso lo status giuridico dei dipendenti e le loro funzioni e voglia di comprendere e conoscere sempre meglio questa, se vogliamo atipica, ma unica realtà industriale pubblica.

I sindacati di categoria, insieme ai segretari provinciali confederali e ai rappresentanti sindacali del ministero della Difesa, continueranno la loro rivendicazione sulla vertenza che riguarda il PMAL di Terni anche con analoga richiesta di audizione alla Presidente della Regione Umbria.

Foto: TerniLife ©

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