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Alessandro Chiometti a TerniLife: “Vi racconto il mio progetto Mari Aperti”

(di Ilaria Alleva) Alessandro Chiometti, presidente dell’Associazione Civiltà Laica e ormai noto scrittore con alle spalle numerose pubblicazioni, ha visto pubblicati due dei suoi racconti (Aylan a chi? e Quarantesettesimo parallelo) nella raccolta di racconti fantasy Mari Aperti, nata dal progetto per il 2020 dell’Associazione Senza Confine, e i cui proventi saranno completamente devoluti per il sostegno dell’attività di Open Arms. Gli abbiamo fatto qualche domanda a riguardo:

 

Come è nato il progetto Mari Aperti?

Il progetto di questa antologia di racconti fantastici in cui mi hanno coinvolto nasce, come scrivono nella presentazione i curatori, dal chiedersi cosa possiamo fare noi che non siamo medici, e non possiamo (per vari motivi di famiglia, lavoro, studio che tutti conosciamo) andare direttamente a dare una mano a chi rischia di affogare in mare alla ricerca di una vita migliore? La risposta è stata quella di mettere ciò che sappiamo fare, ovvero raccontare storie, al servizio di quelle organizzazioni che sono lì fisicamente a supplire alle carenze dei governi europei spesso peggio che vigliacchi. Quindi come sempre non prenderò un euro per il mio racconto però speriamo che almeno qualcosa a Open Arms (l’ONG destinataria della raccolta fondi) arriverà.

Perché credi che Ci sia così tanta antipatia nei confronti delle ONG e degli immigrati?

I motivi purtroppo sono tanti, e ad elencarli tutti ci vorrebbe un saggio sociologico, provo a ricordare quelli più importanti. Xenofobia ed egoismo. Purtroppo, l’empatia e la solidarietà di specie (che dovrebbero bilanciare gli altri due umani istinti) non funzionano alla stessa maniera per tutti. È evidente che in alcune persone prevalgono i primi rispetto ai secondi. Ignoranza. Ignoranza storica, scientifica ed economica e dei numeri attuali. Le persone hanno dimenticato di “esser figli di immigrati” come dice Caparezza, che siamo stati uno dei popoli che più di ogni altro è andato a cercare lavoro e speranza all’estero e lo siamo tutt’ora, perché ci piaccia o no noi italiani “invadiamo” gli altri paesi più di quanto “ospitiamo” stranieri. Qualche mese fa hanno ripubblicato un articolo del NYT che raccontava di quanto erano sporchi, brutti e incomprensibili gli immigrati italiani di Ellis Island e che sarebbe stato il caso di chiudere le frontiere.  Continuiamo a parlare di razze nonostante tutta la scienza abbia dimostrato che non esistono “razze umane” o meglio ne esiste una sola, l’homo sapiens, e che veniamo tutti da qualche pianura africana di 200 mila anni fa. Ignoriamo che siamo uno dei paesi d’Europa che accoglie meno stranieri (sia nel senso di rifugiati sia nel senso di migranti economici, sia nel senso di percentuale sia nel senso del numero totale). Politici inadeguati. Da che mondo è mondo populisti e demagoghi, a causa della loro totale assenza di argomentazioni politiche, se la prendono con “il diverso” fomentando guerre tra poveri. Mentre ci sono persone che prendono uno stipendio come quello di un migliaio o due migliaia di operai per “amministrare” fabbriche e aziende nazionali, qualcuno vuole convincere l’operaio o il bracciante o l’impiegato che arriva l’uomo nero, o il cinese, o l’albanese o il rumeno (a seconda del momento) a rubargli il lavoro. La guerra fra poveri che era stata attutita dagli ideali socialisti e socialdemocratici, oggi è di nuovo al suo massimo livello e senza una ripresa di coscienza delle classi lavoratrici difficilmente potrà essere ridimensionata. È ormai evidente che non basta l’idea cristiana della carità verso il prossimo per evitare questa guerra fra poveri.

Quanti concorsi letterari hai vinto quest’anno e come fai a essere uno scrittore così prolifico?

Attualmente il mio Città in cattività è stato selezionato in una raccolta di racconti sulla quarantena dovuta al Covid-19, edita da Catartica Edizioni; sono arrivato terzo al premio Turno di notte dello scorso anno con il racconto Ricordi discordanti e premiato da Carlo Lucarelli, e la mia raccolta di racconti Frequenti improbabilità è arrivata al secondo posto nel premio Sandro Sciotti organizzato dalla città di Marino (la premiazione ci sarà a Settembre)… però l’anno non è finito, non mettiamo limiti alla contingenza! Per la prolificità… in realtà mi sembra sempre di scrivere troppo poco, vorrei avere più tempo da dedicare a questa attività che è ancora un hobby.

Cosa bolle in pentola adesso?

Che fai mi chiedi degli spoiler? Non si fa! Scherzi a parte… Idee tante. Poi bisogna avere l’ispirazione e il tempo di metterle su carta. Posso darti una serie di indizi che mi ronzano in testa… il medioevo, la stagione calcistica 1988/89, Merì Luis, la durezza dell’acqua…

Foto: AC ©

 

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