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De Vincenti shock sull’aborto: “Ha ucciso 100mila umbri” | Lo sdegno della Cgil: “Inaccettabile”

La Cgil  Umbria risponde alle dichiarazioni contro la legge 194 sull’aborto del consigliere regionale Sergio De Vincenti (eletto nella lista di “Ricci presidente”), andate in onda nel servizio delle 14 della TGR dell’Umbria di ieri, mercoledì 4 aprile.

“In occasione dell’ultimo consiglio regionale – scrive in una nota la Cgil – De Vincenti ha dichiarato come la 194 sia responsabile, dal ’78 ad oggi, della “morte” di 100mila umbri, sostituiti con 100mila migranti, con costi di circa 5 milioni di euro. A queste dichiarazioni, decisamente odiose, irrispettose verso le donne e di chiaro stampo razzista, non ha fatto seguito una presa di posizione netta da parte dell’assessore alla Sanità Barberini, che si è limitato a sottolineare il notevole calo degli aborti (circa 240 in meno in due anni), evidenziando un risparmio di migliaia di euro”.

“È del tutto inaccettabile affrontare un tema delicato come quello dell’interruzione volontaria di gravidanza in termini meramente economici, come ha fatto l’assessore Barberini – commenta Vanda Scarpelli, segretaria della Cgil dell’Umbria – o addirittura agganciarlo strumentalmente all’accoglienza dei migranti, come fa De Vincenzi, con il risultato di offendere sia le donne che affrontano una scelta difficile e dolorosa, sia i migranti che fuggono da guerre e miseria”.

“Ci si preoccupi piuttosto – aggiunge Barbara Mischianti, segretaria della Cgil dell’Umbria  – del definanziamento dei consultori, vero fulcro della legge 194, con il loro ruolo fondamentale di educazione e prevenzione. Quindi, se si vuole proprio parlare di soldi, si dica che negli anni questa norma di civiltà è stata messa a repentaglio dall’ormai dilagante fenomeno dell’obiezione di coscienza e dai continui tagli”.

“La provincia di Terni lo sa bene – conclude Valentina Porfidi, segretaria della Cgil di Terni – vista la chiusura del reparto di ginecologia dell’Azienda ospedaliera di Terni avvenuta lo scorso anno per il periodo estivo, con la conseguenza per le donne che dovevano effettuare un’interruzione tra il terzo e il sesto mese di gravidanza di venire spostate in ostetricia, accanto ad altre donne che avevano appena partorito”.

Foto: TerniLife ©

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