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DI GIROLAMO: “SERVE IL PIANO DI RIEQUILIBRIO FINANZIARIO” / OPPOSIZIONI: “AMMINISTRAZIONE AL FALLIMENTO”

Oggi la comunicazione ufficiale del sindaco, Leopoldo Di Girolamo, della nuova giunta di palazzo con l’uscita di quattro assessori (leggi) e del nuovo esecutivo che procederà all’avvio di una nuova fase politica (leggi) . Presenti al consiglio comunale anche due delegazioni di sindacati e lavoratori che continuano la protesta in difesa dei Servizi Educativi Comunali, contro le privatizzazioni e la vendita delle Aziende Farmaceutiche Municipalizzate e delle quote azionarie di ASM.

Apre la seduta il sindaco Di Girolamo. Un discorso ampio con il quale ha ripercorso alcune fasi del lavoro politico messo in campo in questi ultimi anni all’interno di un quadro che si è reso sempre più difficile trasformando profondamente il quadro istituzionale. Tra le modifiche più evidenti quella del ruolo della Provincia che da “Ente autonomo con rilevanti funzioni territoriali è stata trasformata in un Ente di II livello” generando il difficile processo di ricollocazione di personale e funzioni insieme alle gravi difficoltà economiche. A questo si aggiungono i minori trasferimenti statali e regionali insieme alle  minori capacità di autofinanziamento.

Adesso il problema da risolvere è un debito di circa 15 milioni di euro. Cosa fare? La prima azione messa in campo è stata quella di tagliare là dove si fa politica per dimostrare che il principio di rigore deve innanzitutto essere valido per chi amministra e governa. Di Girolamo ha aggiunto parole di grande apprezzamento per il lavoro svolto dai quattro ex assessori: Armillei, Tedeschi, Andreani, Riccardi. Ora si lavora con una gestione più politica che dovrebbe accelerare i tempi.

Altro passo è quello della Procedura di Riequilibrio Finanziario Pluriennale. In tal modo, spiega Di Girolamo, “si dà la possibilità di distribuire il recupero di disavanzo ed eventuali debiti fuori bilancio anche tramite i proventi da alienazioni nell’arco massimo di dieci anni, rendendo la manovra più sostenibile, in particolare in un periodo segnato da crisi economica e risorse in calo”.

Questa manovra, sottolinea il sindaco, nasce dalla volontà di affrontare i problemi con responsabilità e sulla base della massima trasparenza nei confronti dei cittadini anche attraverso i controlli periodici da parte del Ministero dell’Interno e della Corte dei Conti dell’Umbria.

Altri punti sostanziali dell’azione politica della giunta Di Girolamo: efficientamento della macchina comunale; il ruolo e il futuro delle partecipate(Terni Reti, ASM, FARMACIATERNI); il rilancio di un nuovo welfare; migliorare il decoro della città, la qualità urbana, l’ecosistema cittadino; avviare una nuova fare per la partecipazione affinchè tutto il territorio, comprese le periferie, siano parte attiva attraverso un dialogo costante con la politica.

Dopo le comunicazioni del sindaco, i gruppi di maggioranza e d’opposizione hanno espresso le loro valutazioni.

Enrico Melasecche (IlT) ha accusato il sindaco di aver raccontato la trama di un film e non la realtà. “C’è un problema di fondo – ha detto Melasecche – dove va questa città dopo 17 anni di governo del centro sinistra?”. “Terni non ha più identità e prospettive e i fallimenti sono sotto gli occhi di tutti e non ci si può sottrarre alle proprie responsabilità, scaricando tutto sulla situazione nazionale”. Il consigliere d’opposizione ha infine rilevato che l’amministrazione “non ha seguito le regole elementari della conduzione secondo il principio del buon padre di famiglia” e “sui bilanci ha preso in giro il consiglio comunale e l’intera città”.


Franco Todini (IC) ha detto che la scelta della riduzione del numero degli assessori “da me sempre suggerita” arriva in ritardo “ma non è più strategica, quanto piuttosto necessitata”. “Con poche risorse occorre ora dimostrare la capacità di gestire un’amministrazione e una città – ha aggiunto Todini –  ma manca una visione complessiva sia tecnica che politica. Non c’è una compagine in grado di gestire gli interventi, non si trova mai il padrone del sedere, chi si assuma le responsabilità”.

Anche per Thomas De Luca (M5S) il sindaco nel suo intervento avrebbe fornito “una rappresentazione della situazione totalmente estranea alla realtà”. “C’è una distanza enorme tra la situazione reale della città, la sua sofferenza, e la narrazione del sindaco”, “le bugie fanno male alla città”, ha aggiunto De Luca. “Oggi avremmo dovuto prendere atto non di un predissesto, ma del dissesto di una consiliatura e di una classe dirigente a cominciare dal sindaco”.

“Il predissesto – ha precisato Marco Cecconi (FdI) nel suo intervento – è l’attività che svolge un comune che si è indebitato e non ha più la possibilità di chiudere un bilancio in pareggio. Eppure nei consuntivi precedenti questo non emergeva”. “In diciassette pagine d’intervento il sindaco oggi non ha affatto chiarito i conti del Comune: aspettiamo la proposta di delibera sul predissesto”. “I risparmi sugli assessori tagliati – ha aggiunto Cecconi – valgono davvero poco rispetto alla voragine dei debiti del Comune e parlare di tagli ai costi della politica è solo propaganda”. “Il taglio degli assessori è invece solo la testimonianza del fallimento politico dell’amministrazione che due anni fa, attraverso la nomina dei tecnici, diceva di volersi aprire alla città”. Cecconi ha concluso chiedendo le dimissioni del sindaco e il commissariamento del Comune.

Per Francesco Ferranti (FI): “Siamo già all’interno di un vero e proprio fallimento non solo economico, ma anche politico e amministrativo attribuibile sempre allo stesso gruppo politico e alla stessa classe dirigente, quella del Partito Democratico”. “Saremo vigili sui finanziamenti che arriveranno dalla Regione, affinché vadano realmente a cercare di risolvere i problemi della città e non a coprire i buffi fatti da questa classe dirigente”. Ferranti ha rilevato anche lui che il taglio degli assessori tecnici sta a significare un’ulteriore chiusura verso la città e ha indicato la via delle elezioni anticipate come la più naturale.

Paolo Crescimbeni citando Cicerone ha chiesto al sindaco fino a quando ha intenzione di abusare della pazienza dei consiglieri. Crescimbeni ha elencato una serie di temi che – a suo parere – testimonierebbero il fallimento della giunta Di Girolamo : da Papigno al polo universitario, dalla metropolitana Terni-Cesi alle altre opere incompiute. “Si parla di vendere il patrimonio del Comune, che è di tutti e non degli amministratori che hanno male amministrato e che adesso vogliono ricorrere a questi espedienti”. “Occorre prendersi la responsabilità della mala gestio”, ha concluso Crescimbeni.

Andrea Cavicchioli (Pd) è intervenuto anche a nome degli altri gruppi della maggioranza. “Non è vero che va tutto bene – ha detto – la crisi morde, morde forte: da qui la necessità di costruire basi per dare risposte per la città”. “Occorre innanzitutto valutare i numeri – ha continuato Cavicchioli – ed è innegabile che ci sono 20 milioni di trasferimenti in meno, che ci sono 13 milioni di fondi bloccati per un nuovo e giusto sistema di contabilità degli enti locali. Il quadro di riferimento è dunque profondamente mutato. Tutto questo ci spinge a fare un ragionamento politico e amministrativo più alto, a valutare delle scelte e delle azioni come hanno fatto oggi il sindaco e la giunta con la regione, dove non dobbiamo andare con il cappello in mano, ma piuttosto a rivendicare quello che ci spetta di diritto”.
“Per questo le prospettive che abbiamo davanti non sono un libro dei sogni, ma qualcosa di più concreto. Se come auspico verrà il provvedimento formale di ammissione all’area di crisi complessa, un ruolo ce l’avrà la regione, ma il ruolo preminente ce lo dovrà avere il Comune. Questo – ha detto Cavicchioli – mi aspetto dalla Giunta”.
“Quello che il sindaco nella sua autonomia ha deciso sulla giunta non è cosa di poco conto – ha continuato Cavicchioli – anche a livello umano e personale”. “E’ un segnale coerente, perché a questo punto il sindaco dice alla città: io mi assumo una responsabilità complessa in un momento difficile, insieme agli assessori rimasti”. “La situazione finanziaria dell’ente è difficile – ha concluso il presidente del gruppo del Pd – ma ci sono i presupposti per uscirne fuori: il primo è il piano di riequilibrio pluriennale che rappresenta una maggiore garanzia di trasparenza, anche rispetto ai tempi”.

Foto: TerniLife ©

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