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VERTENZA THYSSEN-AST, LIBERATI: “300 PERSONE DOVEVANO USCIRE PER L’AMIANTO E NON PER LA MOBILITÀ INCENTIVATA”

Sulla vertenza Thyssen-Ast di Terni del 2014,  sono arrivati nuovi documenti che spiegano come “300 persone dovevano uscire per via dell’amianto, senza ricorso alla mobilità incentivata. Ma i sindacati si opposero. Ci chiediamo il perché”. Questo quanto comunica il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati.

Per Liberati “i meno giovani, centinaia di lavoratori che per legge potevano andare in pensione anticipatamente perché
per lungo tempo esposti alle fibre di amianto, sono stati per lo più costretti a restare, in condizioni di salute non di rado precarie e comunque a rischio”.

Liberati spiega che “è pervenuto al gruppo regionale M5S un rilevante documento di fonte governativa e non anonimo. Alla luce di tale scritto, e stando a conferme ricevute da interlocuzioni di alto livello, la storia della vertenza Thyssen-AST di Terni dovrebbe esser parzialmente riscritta: infatti il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, fece sorprendentemente marcia
indietro dopo aver già firmato l’atto con cui il Governo concedeva obbligatori benefici di legge a circa 300 lavoratori Thyssen-AST esposti all’amianto, già precedentemente accordati ai lavoratori Ilva di Genova e Taranto. Benefici allora puntualmente richiesti da una mozione parlamentare a prima firma del senatore Stefano Lucidi del M5S”.

L’iniziativa ministeriale – continua Liberati – avrebbe chiuso anticipatamente la drammatica vertenza. Ma fu totalmente sgradita ai vertici nazionali di alcuni sindacati. Costoro, venuti a conoscenza della misura adottata, si mobilitarono impetuosamente, ma senza far chiasso. Tanto che veniamo a conoscenza di certe minuzie soltanto oggi. Quei documenti, ancorché sottoscritti, furono quindi strappati e le cose ripresero poi secondo i consueti parametri italici: quelli dello stucchevole teatrino parolaio che non sembra portare grandi fortune al Paese e alla sua manifattura. Il resto della storia è noto: molti giovani dipendenti Thyssen si licenziarono con l’incentivo, tanti dei quali senza mai più ritrovare lavoro e, in assenza di cultura finanziaria, bruciando rapidamente ingenti risorse. Tra le memorabilia ricorderemo le posizioni di sindacalisti fuoriusciti con decine e decine di migliaia di euro”.

“L’esito – prosegue Andrea Liberati – è che i meno giovani, quelle centinaia di lavoratori che per legge potevano e dovevano andare in pensione anticipatamente, perché per lungo tempo esposti alle fibre di amianto, sono per lo più costretti a restare, in condizioni di salute non di rado precarie e comunque a rischio, come dimostreremo presto. È giusto? Su questa vicenda
– conclude – il M5S chiederà chiarezza a tutte le istituzioni che hanno recitato ruoli da protagonista nella drammatica vertenza Thyssen-AST. Non finisce qui”.

Foto (archivio): TerniLife ©

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