“La Giunta regionale ha preadottato la proposta di regolamento in materia di agriturismo, che definisce tipologie e modalità delle attività agrituristiche da parte delle imprese agricole, puntando sulle produzioni proprie e locali per la promozione del territorio e delle aree rurali”. È quanto rende noto l’assessore regionale all’Agricoltura, Fernanda Cecchini. “Il testo preadottato – aggiunge – è stato nei mesi scorsi valutato insieme ai componenti del Tavolo Verde, allargato alle rappresentanze dei settori del turismo e del commercio e sarà ora sottoposto all’esame del Comitato legislativo e del Consiglio delle Autonomie Locali, per ottenere i pareri previsti. Prima dell’autunno – afferma – contiamo di approvare definitivamente il regolamento con cui si attua la nuova legge regionale sugli agriturismi che dà, insieme alle regole, maggiori opportunità di reddito agli imprenditori agricoli, oltre ad innalzare la qualità dell’offerta agrituristica”.
Con il regolamento proposto, costituito da 16 articoli “vengono definite con più dettaglio, rispetto alla legge regionale, le tipologie di attività agrituristiche possibili e le modalità operative di svolgimento, i procedimenti amministrativi per avviare un’attività agrituristica, i controlli. La legge regionale – ricorda l’assessore – precisa che le attività agricole svolte nel corso dell’anno devono essere prevalenti rispetto a quelle agrituristiche; a questo scopo al regolamento è allegata anche la tabella del tempo-lavoro per la valutazione della connessione e della complementarietà delle attività di diversificazione rispetto a quella agricola”.
Per le attività di alloggio il regolamento prevede alloggio in edifici e in spazi aperti e si fa rinvio, nel primo caso alle modalità e ai limiti delle “country house” e nel secondo caso alle modalità e ai limiti dei campeggi convenzionali classificati ad una stella.
Per le attività di ristorazione e di degustazione vengono definite le modalità di approvvigionamento e calcolo per l’utilizzo di prodotti aziendali e regionali tracciabili e per i relativi controlli. “Pasti e bevande portati in tavola – dice l’assessore Cecchini – devono essere espressione delle produzioni locali, per la valorizzazione delle produzioni agricole aziendali e del territorio regionale, delle tradizioni enogastronomiche tipiche locali e della cultura alimentare dell’Umbria. La normativa prevede infatti che vengano preparati con prodotti aziendali e locali fino all’85 per cento del costo annuo della materia prima, con la proporzione del 30% di produzioni proprie e del 55% di prodotto regionale tracciato”.
Vengono inoltre dettagliati tutti i requisiti igienico-sanitari per lo svolgimento delle attività di somministrazione di pietanze e bevande, con dettagli operativi precisi anche per quanto riguarda la piccola ristorazione (sotto dieci posti a sedere) prevista dalla legge nazionale per la quale è previsto l’uso della cucina domestica. Viene anche prevista un’attività di degustazione al di fuori della struttura in ambito di fiere ed eventi, con prodotti aziendali accompagnati da prodotti di altre aziende agricole, “in linea anche con gli obiettivi del Programma di sviluppo rurale”.
Per quanto riguarda la tracciabilità dei prodotti aziendali e regionali vengono indicate le modalità di reperimento e contabilizzazione. L’obbligo dell’impiego di prodotti aziendali non sussiste nel caso di pietanze destinate a persone con patologie alimentari di intolleranza. L’utilizzo di prodotti per la ristorazione e la degustazione deve essere comunicata ai consumatori attraverso l’elenco degli ingredienti con la relativa indicazione di provenienza. “Un adempimento – sottolinea l’assessore Cecchini – che è un onere per la ristorazione agrituristica, ma garantisce il consumatore che il prodotto è di provenienza aziendale o regionale e questo lo differenzia da altri tipologie di ristorazione”.
Nella proposta di regolamento “si definiscono inoltre le attività che abbiamo introdotto per connotare al meglio l’offerta agrituristica e differenziarla ancora di più da quella alberghiera ed extralberghiera. Attività connesse all’azienda agricola, quali l’ippoturismo qualora l’azienda allevi cavalli, o il trekking naturalistico, se in azienda vi siano sentieri identificabili, che si distinguono da tutta una serie di attività non connesse all’azienda agricola quali piscina, campi sportivi, centri benessere. Le prime possono essere offerte anche a soggetti che non soggiornano e non sono ospiti dell’agriturismo. Le seconde possono essere offerte esclusivamente a chi soggiorna ed è ospite dell’agriturismo come servizi integrativi all’ospitalità”.
Sono inoltre definiti i requisiti igienico-sanitari dei locali dedicati alla preparazione, somministrazione dei pasti e alla degustazione, e ai limiti e agli obblighi per le attività di macellazione aziendale fino alle normative per lo smaltimento dei rifiuti. Vengono poi date indicazioni precise sul procedimento amministrativo di abilitazione all’esercizio delle attività agrituristiche e di segnalazione certificata di inizio attività da depositare presso le amministrazioni comunali di competenza. Viene definita anche la procedura di iscrizione all’Elenco regionale agriturismo gestito e aggiornato dall’amministrazione regionale.
Novità per i criteri e le modalità di classificazione della aziende agrituristiche, secondo quanto definito con decreto del Ministero dell’agricoltura. Si passerà da una classificazione regionale (spighe) ad una classificazione nazionale (girasoli), con cinque categorie, raffigurate dal numero di girasoli.
“Per quanto riguarda il rispetto delle regole – evidenzia l’assessore Cecchini – c’è un robusto sistema di controllo: le ex Comunità Montane che rilasciano l’abilitazione faranno i controlli sui certificati di abilitazione ogni tre anni dalla prima iscrizione all’elenco regionale. Le amministrazioni comunali saranno chiamate a fare i controlli, anche in questo caso ogni tre anni dalla SCIA, sugli aspetti amministrativi e urbanistici relativi alla SCIA rilasciata ivi compresi i controlli sulla tipologia e i limiti di esercizio, quali ad esempi numero di posti tavola e posti letto, servizi offerti. Si aggiungerà ai controlli dei Comuni, rispetto al passato – conclude l’assessore -, il controllo sulla percentuale dei prodotti destinati alla ristorazione e alla degustazione, proprio per la centralità della promozione dei prodotti agroalimentari umbri, dell’offerta enogastronomica regionale e della ‘filiera corta’ che le aziende agricole devono rispettare con le loro attività agrituristiche”.
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