Nei giorni 9 e 17 novembre 2021 è iniziato il confronto tra le segreterie della Fim-Cisl e Fiom-Cgil di Terni, la Società Vetrya e Confindustria Terni in merito alla procedura di licenziamento collettivo aperto da Vetrya per 35 lavoratori e la messa in liquidazione della società, indicando come unico percorso il concordato preventivo in continuità indiretta. Si è svolto poi un altro incontro il 16-11-2021, convocato dalla Regione Umbria, rappresentata dall’assessore allo sviluppo economico Fioroni, il quale si è impegnato a mettere in campo tutte le possibili soluzioni finalizzate alla salvaguardia dei livelli occupazionali.
“Come organizzazioni sindacali – riferiscono Fim e Fiom in una nota – abbiamo chiesto all’azienda delucidazioni rispetto alla comunicazione dell’assemblea dei soci e cosa ciò comporta per tutti i lavoratori; alle motivazioni che hanno portato all’apertura di un procedimento di licenziamento collettivo per 35 unità; alle alternative al licenziamento collettivo, come ad esempio l’utilizzo di ammortizzatori sociali o altri istituti (come anche detto dalla Regione Umbria); alla prosecuzione attività lavorativa dei restanti lavoratori non presenti nella procedura”.
L’azienda ha ribadito le sue motivazioni, già dettagliate nella procedura, che sono da ricondurre ad una crisi emersa dai risultati consolidati al 30-06-2021, dovuti al fatto che non si svolge più l’attività VAS che generava la parte più consistente del fatturato. La stessa ha quindi ribadito la necessità di procedere con il licenziamento collettivo, al fine di permettere una nuova prospettiva di lavoro e sviluppo per la società e i restanti lavoratori.
Come Fim-Cisl e Fiom-Cgil esprimiamo forte preoccupazione per lo stato attuale della vicenda che rischia di pesare sull’economia di un territorio come quello Orvietano già in difficoltà, sull’ occupazione e sul salario dei lavoratori, sia quelli interessati dalla procedura, sia di coloro che ad oggi non ne fanno parte, in quanto siamo di fronte ad un’azienda messa ufficialmente in liquidazione, anche se ciò non è mai stato comunicato nei tavoli di confronto. Da ultimo, ci risulta che diverse maestranze abbiano dato le proprie dimissioni volontariamente, rischiando di generare ulteriori problematiche di professionalità e organizzazione del lavoro.
“Per noi organizzazioni sindacali, discutere una procedura di licenziamento collettivo, sapendo che nei prossimi giorni si dovrebbe passare in concordato preventivo indiretto, è un elemento di forte preoccupazione – affermano Fim Cisl e Fiom Cgil di Terni – perché rischia di penalizzare i lavoratori coinvolti, non solo per la possibile perdita del posto di lavoro, ma anche per alcune spettanze economiche fin qui maturate. Se invece si dovesse proseguire senza l’annunciato concordato o se lo stesso non venisse omologato, la procedura da subito produrrebbe discriminazione tra chi è riconosciuto oggi come esubero rispetto agli altri che terminerebbero il rapporto di lavoro con la liquidazione dell’azienda”.
“Riteniamo – concludono i sindacati – che debbano essere tenute in considerazione tutte le soluzioni alternative al licenziamento collettivo, senza escludere, per chi vorrà, un incentivo all’esodo. Invitiamo pertanto l’azienda a rivedere le proprie posizioni fin dal prossimo incontro fissato per il 24-11-2021”.
“Come organizzazioni sindacali – riferiscono Fim e Fiom in una nota – abbiamo chiesto all’azienda delucidazioni rispetto alla comunicazione dell’assemblea dei soci e cosa ciò comporta per tutti i lavoratori; alle motivazioni che hanno portato all’apertura di un procedimento di licenziamento collettivo per 35 unità; alle alternative al licenziamento collettivo, come ad esempio l’utilizzo di ammortizzatori sociali o altri istituti (come anche detto dalla Regione Umbria); alla prosecuzione attività lavorativa dei restanti lavoratori non presenti nella procedura”.
L’azienda ha ribadito le sue motivazioni, già dettagliate nella procedura, che sono da ricondurre ad una crisi emersa dai risultati consolidati al 30-06-2021, dovuti al fatto che non si svolge più l’attività VAS che generava la parte più consistente del fatturato. La stessa ha quindi ribadito la necessità di procedere con il licenziamento collettivo, al fine di permettere una nuova prospettiva di lavoro e sviluppo per la società e i restanti lavoratori.
Come Fim-Cisl e Fiom-Cgil esprimiamo forte preoccupazione per lo stato attuale della vicenda che rischia di pesare sull’economia di un territorio come quello Orvietano già in difficoltà, sull’ occupazione e sul salario dei lavoratori, sia quelli interessati dalla procedura, sia di coloro che ad oggi non ne fanno parte, in quanto siamo di fronte ad un’azienda messa ufficialmente in liquidazione, anche se ciò non è mai stato comunicato nei tavoli di confronto. Da ultimo, ci risulta che diverse maestranze abbiano dato le proprie dimissioni volontariamente, rischiando di generare ulteriori problematiche di professionalità e organizzazione del lavoro.
“Per noi organizzazioni sindacali, discutere una procedura di licenziamento collettivo, sapendo che nei prossimi giorni si dovrebbe passare in concordato preventivo indiretto, è un elemento di forte preoccupazione – affermano Fim Cisl e Fiom Cgil di Terni – perché rischia di penalizzare i lavoratori coinvolti, non solo per la possibile perdita del posto di lavoro, ma anche per alcune spettanze economiche fin qui maturate. Se invece si dovesse proseguire senza l’annunciato concordato o se lo stesso non venisse omologato, la procedura da subito produrrebbe discriminazione tra chi è riconosciuto oggi come esubero rispetto agli altri che terminerebbero il rapporto di lavoro con la liquidazione dell’azienda”.
“Riteniamo – concludono i sindacati – che debbano essere tenute in considerazione tutte le soluzioni alternative al licenziamento collettivo, senza escludere, per chi vorrà, un incentivo all’esodo. Invitiamo pertanto l’azienda a rivedere le proprie posizioni fin dal prossimo incontro fissato per il 24-11-2021”.
Foto: TerniLife ©