buffetti
buffetti
cottorella
tecno adsl
Italia Life

Ospedale Terni, 14 associazioni denunciano il progressivo degrado dei servizi assistenziali

Si è tenuta presso la sede del Cesvol di Terni la conferenza stampa per la presentazione del Manifesto sulle criticità e prospettive della sanità territoriale sottoscritto da 14 associazioni, nello specifico: Cittadini Liberi –  Pensare il Domani – Terni Valley – Associazione La Pagina  -Interamnopolis – Pagina Facebook Salute e Partecipazione-  Aumat (Associazione Umbra Malattie della Tiroide) – Tribunale diritti del Malato –  Acli – Associazione Claudio Conti – Arci- Cittadinanza attiva – Associazione Aladino -TerniDonne.

Le associazioni  di cittadini, impegnate da tempo sui temi della tutela della salute, lanciano, all’opinione pubblica ternana, un forte allarme sul progressivo degrado dei servizi assistenziali che dovrebbero essere garantiti ai cittadini da parte della ASL n.2 e dell’Azienda Ospedaliera di Terni; degrado causato da errori, inadempienze ed omissioni della Regione Umbria che, sulla sanità, ha dirette responsabilità di governo e di gestione.

“I cittadini – hanno spiegato le associazioni – non stanno più trovando risposta ai bisogni più elementari di salute, come un ricovero ospedaliero, una prestazione ambulatoriale, la gestione di una disabilità o di una malattia cronica, tanto meno servizi adeguati per la prevenzione. Le lunghe ed umilianti attese al pronto soccorso, le liste d’attesa intollerabili e pericolose nei servizi diagnostici e nelle liste operatorie, la fragilità dei servizi di medicina territoriale, drammaticamente evidenziata dalla pandemia, la insufficiente qualità delle prestazioni di cura prodotta dalle crescenti carenze organizzative, gli squilibri nelle dotazioni di personale dirigente all’Azienda ospedaliera di Terni, dove mancano ben 10 primari, sono arrivati ad un livello di insostenibilità per la popolazione.

Tutto ciò nonostante l’abnegazione del personale che è stato, con il Covid ed è tuttora, sottoposto a livelli di stress lavorativo mai visti in precedenza. La misura è ormai colma e questa deriva generale, che in Regione tocca il suo massimo proprio nella provincia di Terni, va fermata, con una scelta netta di rilancio del servizio sanitario pubblico, le cui carenze non possono essere colmate da iniziative di privatizzazione.

Nell’azienda ospedaliera esiste attualmente un indubbio problema di management, tanto che lo stesso Consiglio comunale di Terni ha denunciato gravissimi disservizi, chiedendo l’allontanamento del vertice dell’Azienda Ospedaliera, poi ottenuto. Le carenza nella dotazione organica nelle figure apicali si protrae da tempo, ed è prova evidente che esiste una subdola volontà di depotenziare il Santa Maria di Terni. Il declassamento dell’ospedale ternano è dimostrato dal suo incredibile arretramento, in pochi anni, dai primi 10 in Italia, nella classificazione nazionale di Agenas (Agenzia nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) anno 2012, sulla base del Piano Nazionale di valutazione qualità, ad oltre il centesimo secondo un recente studio pubblicato da Newsweek.

Su questa linea di penalizzazione della sanità ternana, aggravandola, si muove, anche, il Protocollo d’intesa fra Regione ed Università di Perugia che vorrebbe l’istituzione di un’Azienda Ospedaliera Universitaria e la contestuale soppressione dell’Azienda Ospedaliera ad Alta Specialità. Questo percorso si caratterizza come altamente a rischio, per un forte sbilanciamento della governance a favore della componente Universitaria e per la conseguente carenza di forme di controllo democratico.

Tale Protocollo prevede l’accollo alla finanza regionale di tutte le perdite finanziarie dell’Azienda Ospedaliera universitaria, anche di quelle  prodotte da decisioni gestionali  adottate in via esclusiva dalla parte universitaria, mentre le assicura la partecipazione agli utili di gestione. In un periodo come questo, in cui la sanità regionale stenta a raggiungere un pareggio di bilancio non è accettabile che il costo di scelte gestionali errate della componente  accademica vadano a ricadere sui contribuenti umbri. L’Università è una istituzione governativa e non si comprende perché i suoi debiti eventuali debbano ricadere su una comunità regionale.

Tali pesanti criticità del Protocollo siglato dalle due parti, appaiono, per tali ragioni in contrasto anche con la norme nazionali d’indirizzo, per la costituzione di Aziende ospedaliere – universitarie.

Tra le varie condizioni penalizzanti, la sanità ternana potrebbe risultare ulteriormente danneggiata dalla trasformazione irreversibile, non essendo prevista alcuna fase di gestione sperimentale, dell’azienda attuale in una azienda universitaria-ospedaliera, dai profili del tutto opachi e dagli esiti incerti. Sulla base dell’attuale, inaccettabile, Protocollo, è sufficiente una lettera di disdetta, di una delle parti contraenti con preavviso di 12 mesi, per perdere anche lo status di Azienda Ospedaliera Universitaria e tornare allo stato di Ospedale di territorio, con la perdita dell’autonomia aziendale.

Secondo le associazioni, pertanto, è preferibile la conferma ed il miglioramento dell’attuale Azienda Ospedaliera di alta specialità e sede di Dipartimento di emergenza di II livello, convenzionata con l’Università di Perugia.

La città di Terni ha sempre creduto ed investito risorse proprie nel rapporto proficuo con l’Università, a partire dalla costruzione della sede della Facoltà di Medicina, presso il compendio ospedaliero e, nell’interesse della cittadinanza, si attende un equilibrio nel rapporto con l’Ateneo di Perugia.

Alla luce di tutto ciò, le Associazioni intendono, con altri soggetti, rilanciare una forte mobilitazione sul futuro del S. Maria di Terni che costituisce baluardo insostituibile del welfare dell’Umbria meridionale e va dunque riportata ai suoi standard operativi storici e messa maggiormente in rete con le strutture del territorio da potenziare ed implementare.

La sanità ternana e l’azienda ospedaliera in particolare hanno sofferto di una fortissima sperequazione storica, nei finanziamenti gestionali e negli investimenti, in strutture ed attrezzature, fra area perugina e ternana e non ci sono segnali di una volontà regionale per il riequilibrio. Questo dato è ulteriormente rafforzato dalla condotta tenuta dalla Regione per il rifacimento ex novo dell’Ospedale di Terni, che scaturisce da una proposta di imprenditori privati e non da una esplicita volontà politica regionale, tanto che nel Piano Sanitario 2022-2026 il progetto non risulta menzionato tra gli investimenti. Tale percorso finanziario produrrebbe un rilevantissimo indebitamento a carico del bilancio dell’Azienda ospedaliera ternana, con la rinuncia incomprensibile alle risorse statali a fondo perduto. Le Associazioni chiedono, su questo punto cruciale, una chiara assunzione di responsabilità da parte della Giunta regionale, per dare concretezza e sostenibilità alla costruzione di un nuovo Ospedale a Terni, posto a servizio dell’Umbria sud.

I finanziamenti straordinari del PNRR, destinati all’adeguamento funzionale delle strutture esistenti ed alla introduzione delle innovazioni tecnologiche, costituiscono, perciò, una opportunità unica per intervenire sulla struttura ospedaliera attuale, in attesa che, un rigoroso studio costi-benefici sciolga il nodo della localizzazione, delle caratteristiche di prestazione e delle modalità di finanziamento sostenibile del nuovo ospedale, posto a servizio dell’Umbria Sud.

La elaborazione e gestione  delle politiche sanitarie regionali, deve recuperare, tramite l’apertura ad una reale partecipazione, anche tramite le Conferenze dei servizi, da tempo non più convocate, il ruolo attivo dei cittadini che sono i veri “azionisti”, del Servizio sanitario regionale, ed i tutori del diritto costituzionale alla salute.

Documento realizzato e condiviso da: Cittadini Liberi –  Pensare il Domani – Terni Valley – Associazione La Pagina  -Interamnopolis – Pagina Facebook Salute e Partecipazione-  AUMAT (Associazione Umbra Malattie della Tiroide) – Tribunale diritti del Malato –  Acli – Associazione Claudio Conti – Arci- Cittadinanza attiva – Aladino  Associazione ODT-TerniDonne.

 

MANIFESTO ASSOCIAZIONI

Le associazioni di cittadini impegnate da tempo sui temi della tutela della salute attraverso l’Osservatorio permanente sulla sanità territoriale, preso atto dell’avvio della campagna elettorale per le elezioni politiche del prossimo 25 settembre, ritengono indispensabile aggiornare la riflessione sullo stato delle politiche sanitarie della Regione Umbria e in particolare nel territorio dell’Umbria meridionale, con l’obiettivo anche di accogliere l’adesione di quanti, singoli o associati, siano interessati a questo cruciale settore delle politiche pubbliche, tentando di animare un dibattito rispetto al quale si registrano sia disinteresse politico che totale assenza di dialogo istituzionale.

Alla base della riflessione c’è la consapevolezza della centralità di un sistema di tutela della salute “pubblico, universale e equo” quale elemento fondamentale per il sostegno allo sviluppo delle nostre comunità che, peraltro, registrano da tempo preoccupanti problemi di arretramento economico e sociale, di declino demografico, di emigrazione intellettuale e di degrado della qualità complessiva dei servizi della pubblica amministrazione. L’aggiornamento della riflessione muove, oltre che dalle indicazioni sul modello per lo sviluppo dell’assistenza territoriale presenti nel Decreto 77/2022, dalle quotidiane, drammatiche notizie che riguardano il progressivo degrado dello stato delle principali organizzazioni e strutture sanitarie del territorio.

L’Azienda Ospedaliera di Terni, in particolare, si segnala per il decadimento (che appare irreversibile) -già avviato con il Protocollo Regione Università del 2015 con cui è iniziato il processo di soppressione di SSCC a direzione ospedaliera- della qualità dei servizi complessivamente erogati, oggetto oramai permanente dell’interesse mediatico, delle iniziative di denuncia e mobilitazione delle forze sindacali e delle proteste dei cittadini (i malati, le famiglie, gli operatori etc) a causa dei gravi disservizi nei confronti dell’utenza: per la gestione dell’accoglienza e del Pronto Soccorso, per la presenza dei letti nei corridoi, per la lunghezza delle liste di attesa per l’attività diagnostica ed operatoria etc. Su questo punto si rinvia all’analisi e alle proposte del Focus 1- L’emergenza Ospedale di Terni.

Tutto questo nel momento in cui, anche a seguito della riallocazione delle risorse post-pandemia, i dati di bilancio delle aziende sanitarie indicano che le disponibilità finanziarie sono state incrementate rispetto al passato, il personale quantitativamente è cresciuto in maniera significativa, le spese per acquisti di beni sono nettamente incrementate; si sono drasticamente ridotti, invece, oltre agli introiti per i ticket, le sole prestazioni e attività socio-sanitarie. Non si possono più eludere le evidenti difficoltà nella erogazione dei servizi ed il degrado complessivo della qualità organizzativa, a partire dalle responsabilità (errori, inadempienze ed omissioni) da parte della Regione Umbria e delle figure di vertice poste alla guida delle aziende sanitarie; al punto che lo stesso Consiglio Comunale di Terni ha chiesto alla Regione dell’Umbria l’allontanamento del Direttore Generale Chiarelli, accompagnando la richiesta con un severo giudizio di inadeguatezza della conduzione manageriale. In particolare si richiamano le valutazioni presenti nel Focus 2 – Osservazioni sulla governance del SSR

L’azienda Unità Sanitaria Umbria 2 sconta il forte indebolimento della rete di assistenza territoriale già in atto in epoca pre-pandemia, evidenziate nella missiva del D.G. alla Regione e ai Sindaci del 16 maggio scorso, con livelli dei servizi sempre più degradanti: liste di attesa per le prestazioni specialistiche chiuse e ospedali sottoutilizzati e in crisi di identità.

In questo sommario quadro la Regione dell’Umbria ha nell’ordine:

➢ presentato e poi approvato un Piano Sanitario Regionale 2022-26 privo di respiro strategico, caratterizzato dalla proposta di ridurre il numero dei Distretti sanitari di base, da 12 a 5 nella versione iniziale, poi divenuti 4 nella versione recentemente preadottata, in spregio a tutte le linee generali di riarticolazione della sanità territoriale, alle considerazioni dei cosiddetti stakeholder in fase partecipativa, alla necessità di ripristinare minimi criteri di omogeneità di prestazioni. Tra la proposta e versione approvata si è almeno chiarita la questione relativa alla istituzione di un IRCSS regionale con la previsione di una struttura di ricerca in campo onco-ematologico, con sede a Perugia, facendo cadere l’argomento diversivo ed equivoco di un possibile progetto di IRCSS su Terni;

➢ sottoscritto un protocollo Università di Perugia-Regione dell’Umbria, totalmente sbilanciato a favore della componente universitaria, con una governance duale estesa anche all’organizzazione dei Dipartimenti non integrati. Questa scelta ripropone un modello di “Ospedale di insegnamento” datato e non funzionale, soprattutto alla luce degli insegnamenti derivanti dalla crisi Covid, che richiama maggiori livelli di integrazione del sistema complessivo e non la creazione di due silos di attività ospedaliera a regime e gestione “speciale” in mezzo al Servizio sanitario regionale;

➢ definito una programmazione degli interventi previsti dalla Missione 6 del PNRR, cioè il nuovo, rafforzato, livello di assistenza territoriale post Covid (Case della Comunità, Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali con oltre 100 ML di investimenti in Regione Umbria) gestita come fatto tecnocratico, delle cui scelte forse neanche le Conferenze dei sindaci hanno avuto contezza e sicuramente non in linea con una moderna visione integrata della sanità territoriale.

 

In questo contesto generale si collocano:

➢ il progetto per il nuovo Ospedale di Terni, frutto di una proposta avanzata da privati con la formula del Project Financing, da realizzarsi sul sito dell’attuale Santa Maria, del quale più volte si sono evidenziati i limiti: complessità/onerosità della formula (tanto che è stata abbandonata in quasi tutte le regioni italiane, da ultimo l’Abruzzo), tipologia infrastrutturale, discutibilità e non sufficiente approfondimento sull’idoneità del sito proposto, coordinamento funzionale con il progetto dell’Ospedale di Narni-Amelia e la rete della sanità territoriale tutta ancora da programmare.

➢ la proposta di realizzazione di una clinica privata con 200 posti letto di cui 100 convenzionati funzionale alla realizzazione e al finanziamento del nuovo Stadio cittadino, che, oltre ad essere di fatto non supportata dalla normativa vigente in campo sanitario, denota una visione del tutto strumentale dell’organizzazione sanitaria, come mero veicolo di produzione di flussi finanziari, del tutto slegato da valutazioni di bisogno e di connesse risposte.

 

Nelle condizione attuale in permanente divenire, appare chiaro che, a fronte di una totale assenza di riflessione e visione sulla politica sanitaria, emergono una serie di proposte frutto di spinte e interessi vari, che contribuiscono, anche nello stato di incertezza programmatoria, ad un indebolimento progressivo ed irreversibile del sistema pubblico di tutela della salute, ad un ulteriore accentramento del sistema ed un sostanziale abbandono di ogni politica di sanità territoriale moderna, con il risultato di rafforzare le rendite di posizione e le consorterie su scala regionale, e inducendo, infine, i cittadini a rivolgersi a strutture private che di fatto, in gran copia, stanno ridisegnando il “mercato” della salute in Umbria.

Per impedire il progressivo processo di accentramento regionale che accompagna l’abbandono delle prospettive di un moderna sanità territoriale e il definitivo collasso dell’Ospedale di Terni occorre che almeno:

– si mantenga il Distretto di Orvieto come riferimento di una sanità regionale fondata sugli ambiti territoriali omogenei con proiezione e integrazione anche extra regionale;

– si abbandoni l’idea della istituzione di un’Azienda Universitaria Ospedaliera, dal futuro molto incerto, che sottrarrebbe ogni scelta al controllo democratico della comunità territoriale. Non a caso, in Italia, nell’analisi del modello giuridico di assetto delle sedi delle Facoltà di Medicina decentrate solo soltanto in un unico caso, su 16, la sede è costituita da un’altra Azienda ospedaliero-universitaria (S. Luigi Gonzaga a Orbassano), autonoma seppure limitrofa a quella decentrante. Si vada, piuttosto, alla conferma e all’eventuale miglioramento di un’azienda ospedaliera ad alta specialità convenzionata con l’Università di Perugia.

– di rafforzino i servizi territoriali di prevenzione e protezione, interrompendo il sotterraneo processo di accorpamento regionale di funzioni su Perugia, promuovendo, tra l’altro -in integrazione con le ricerche epidemiologiche ed ambientali sul territorio- specifici indirizzi di ricerca e formazione;

– si definisca in tempi rapidi la programmazione della sanità del futuro con riferimento chiaro all’ambito territoriale omogeneo: dal welfare alle case di comunità, all’Ospedale di Narni e Amelia, fino alla Azienda Ospedaliera ad alta specialità al servizio della Città grande e con accresciuta capacità di attrazione e integrazione extra regionale. Si sciolgano i nodi degli investimenti pubblici indispensabili per le strutture programmate e quelle in programmazione, colmando l’inaccettabile e storico gap di risorse impegnate tra Perugia e l’Umbria meridionale.

 

FOCUS 1 – L’emergenza Ospedale di Terni

Il giudizio che le associazioni quotidianamente registrano da parte dei cittadini siano essi loro iscritti o non iscritti, è quello di una grave insoddisfazione dei bisogni di assistenza sia nella attività ospedaliera che in quella territoriale. La dimensione di questa insoddisfazione è andata progressivamente crescendo ed ha raggiunto livelli di criticità tali da richiedere il pronunciamento della massima espressione di rappresentanza della comunità cittadina ovvero il Consiglio Comunale che nel mese di Aprile, pressoché all’unanimità, ha denunciato i gravissimi disservizi chiedendo l’allontanamento del vertice dell’Azienda Ospedaliera ritenuto il primo responsabile del degrado della principale struttura sanitaria della città. L’Ospedale di Terni, soprattutto da quando è diventato sede del corso di laurea in Medicina e la successiva trasformazione in Azienda Ospedaliera ad Alta Specialità ha prodotto una importante risposta ai bisogni assistenziali della comunità locale e non solo. I dati di mobilità attiva documentano che circa il 20% dei posti letto dell’azienda ospedaliera sono stati permanentemente al servizio di utenti di altre regioni, soprattutto quelle limitrofe. Da un po’ di anni, invece, per l’Ospedale si è avviato in un percorso di lento declino come documentato dai dati di attività presenti nel Libro Bianco sulla sanità umbra del 2019; dati che si sono ulteriormente aggravati con l’avvento della pandemia. Tra i fattori che hanno determinato questa involuzione rientra sicuramente la politica sanitaria regionale che non ha garantito una manutenzione adeguata ai livelli qualitativi raggiunti circa una decina di anni fa e documentati da fonti indipendenti come il PNE e riferiti dalla stampa nazionale (Il Sole 24 ore Sanità).

Si è cominciato con la soppressione programmata, per mano regionale (Protocollo del 2015), di alcune Strutture Complesse a cui si è aggiunta una particolare trascuratezza nel non rimpiazzare i Dirigenti apicali (Primari) che raggiungevano l’età pensionabile. Attualmente sono una decina le apicalità non ricoperte e di questa mancanza ne soffre l’Azienda che non può esprimere proposte di innovazione e di incremento dei livelli qualitativi dei servizi. La pluralità dei soggetti incaricati come “facenti funzione” non hanno né il ruolo né il mandato per fare proposte di respiro pluriennale. Quindi la vita dell’azienda è relegata ad una permanente gestione ordinaria.

Questa carenza di professionalità è concausa di uno svilimento del clima lavorativo perché non favorisce lo sviluppo di uno spirito di gruppo che invece aveva caratterizzato negli anni passati lo standard di servizio. Molti visitatori occasionali del nostro Ospedale spesso coglievano questa particolarità che era presente tra gli operatori e si riverberava positivamente nei confronti dell’utenza. Il giudizio dei ternani nei confronti del proprio ospedale è stato sempre di grande considerazione e rispetto.

Ora questo patrimonio si sta dissolvendo sotto la spinta di politiche sanitarie inadeguate a cominciare dalle scelte delle figure di vertice, che a loro volta hanno innescato un effetto domino dovuto alle scelte organizzative altrettanto inadeguate.

La responsabilità della politica regionale risiede anche in una assurda rapidità di turnover dei Direttori ai quali non sono stati forniti mandati di congrua durata con la conseguenza di vivere alla giornata senza un minimo di programmazione.

La carenza forse più grave nella politica regionale è quella di non aver adeguatamente affrontato e corretto delle distorsioni organizzative che hanno fortemente penalizzato l’Ospedale di Terni. In particolare, i dati dell’Umbria indicano che le due Aziende Ospedaliere di Perugia e Terni sono gli ospedali che si fanno carico della quasi totalità dei ricoveri classificabili come post-acuzie, mentre non fanno altrettanto gli ospedali di base limitrofi che vantano dei volumi risibili in acuzie e assolutamente inesistenti in post-acuzie. Quindi l’Ospedale di Terni è preso in una tenaglia di inappropriatezza di cui non porta la responsabilità. In altri termini si trova ingolfato di pazienti cronici con necessità assistenziali di tipo internistico che vanno ad erodere posti letto e risorse umane per le discipline chirurgiche che sono state da sempre l’elemento qualificante dell’offerta ospedaliera ternana.

Quindi le Associazioni non vogliono che sia messo in discussione il ruolo dell’Ospedale di Terni come mix di medio-bassa-specialità-alta specialità e insegnamento, che ha dato risultati eccellenti, ma vogliono che siano apportate correzioni alle carenze della politica regionale sopra individuate.

Sulla base delle gravi lacune presenti nel Protocollo Regione-Università, che minano il futuro dell’Azienda come l’abbiamo conosciuta, le Associazioni affermano che la sanità ternana non ha bisogno della istituzione di un’Azienda Universitaria Ospedaliera, dal futuro molto incerto, che sottrarrebbe ogni scelta al controllo democratico della comunità territoriale. Pertanto, la richiesta è che si vada alla conferma e all’eventuale miglioramento di un’azienda ospedaliera convenzionata con l’Università di Perugia.

 

FOCUS 2 – Osservazioni sulla governance del SSR

L’approccio adottato sino ad oggi dalla Giunta Regionale è quello di una programmazione occulta, cioè una metodologia con cui non si esplicitano gli obiettivi reali, né le risorse a ciò destinate. Il PSR, infatti, è sostanzialmente vuoto, come osservato dal Ministero della salute che lo definisce a programmazione “alta”, impedendo così al Consiglio regionale di esercitare la funzione di indirizzo e controllo sulla azione di governo ed alle parti sociali la possibilità di una partecipazione efficace, attraverso il libero confronto delle posizioni. L’unica cosa chiara è che la Giunta Regionale accentra su di sé il ruolo di programmazione e di gestione attraverso la Cabina di regia che rappresenta una grave distorsione democratica, rispetto a quanto prevedono le norme nazionali di costituzione del Servizio Sanitario Nazionale, circa il ruolo del Consiglio regionale, quello dei Comuni, delle parti sociali, dei Direttori delle Aziende sanitarie, il CREVA e addirittura un neo istituito Servizio Ispettivo regionale.

Giova ricordare che la volontà di sfuggire a qualsiasi forma di confronto democratico è testimoniata, dopo quasi tre anni di governo dalla assenza di qualsivoglia Conferenza dei servizi, da parte di tutte le aziende regionali. Quest’ultimo istituto, tra l’altro, rappresenta un espresso obbligo di legge secondo l’art.14 del DLgs 502/92, ripreso anche dall’art.25 c.5 della legge regionale n 11/2015. La Conferenza dei servizi, quindi, rappresenta un momento di partecipazione aperta, per far esprimere ai cittadini un parere sulla qualità dei servizi sanitari erogati e sulle proposte per il loro miglioramento e per ascoltare i professionisti dipendenti, il cui disagio ha raggiunto livelli molto alti e si manifesta attraverso dimissioni in massa e passaggio al privato. Il comma 4 dell’art. 14 addirittura prevede: “Qualora il direttore generale non provveda, la conferenza viene convocata dalla regione”.

Se la Conferenza dei servizi non è stata mai promossa in nessuna delle Aziende, nonostante, le situazioni di disservizio da mesi e mesi denunciate dai mass media locali la responsabilità non è solo del Direttore Generale ma anche della Regione che non ha agito in maniera sostitutiva. Il risultato è che i cittadini, sia in forma singola o associata, non hanno mai trovato una possibilità di ascolto rispetto alle pesanti inefficienze quotidiane; inoltre, tutto ciò ha provocato un profondo senso di disagio negli operatori che stanno pagando un prezzo altissimo in termini professionali sia a causa della pademia sia per la destrutturazione del sistema.

Non è andata molto meglio al Consiglio Comunale di Terni che ha richiesto per tre anni l’audizione e il confronto con l’Assessore regionale. La partecipazione è uno strumento indispensabile per rendere consapevoli e protagonisti i cittadini, i Comuni, le famiglie della necessità di un sistema integrato di cure che spazia dall’assistenza ospedaliera ai servizi territoriali fino al domicilio dell’utente. Tutto ciò nell’ottica di garantire una unità della visione della triade prevenzione, cura e riabilitazione, in cui la presa in carico personalizzata del paziente non deve escludere la prospettiva di presa in carico delle comunità locali. Gli orientamenti più accreditati privilegiano la tutela del singolo presso il proprio ambiente di vita rispetto alla cura istituzionalizzata (ricovero ospedaliero, residenzialità).

Una visione della salute non fondata su un approccio sistemico porta a far prevalere logiche di tipo assicurativo-mutualistico in cui dominano gli aspetti prestazionali che costituiscono la precondizione per favorire la privatizzazione dell’assistenza sanitaria, abbandonando tutto il resto (la prevenzione, la persona come portatore di bisogni diversificati e non solo di un organo malato, la funzione di cura esercitata dalla comunità). Questo tipo di scelte vanno a colpire alle radici l’unico modello efficace di tutela della salute che è in grado di affrontare le questioni pressanti della cronicità e delle relazioni salute-ambiente.

Una strategia strisciante, persistente di abbandono della qualità dei servizi sanitari costituisce una operazione di delegittimazione del servizio pubblico agli occhi dei cittadini, alle loro drammatiche esigenze di oggi, che così appare come una decisione inevitabile, che inevitabilmente porta a favorire o la privatizzazione delle attività oppure accordi di potere nell’organizzazione della rete dei presidi. Insomma, poter giustificare quel che altrimenti non sarebbe giustificabile.

Sulla base di queste premesse non è un caso che la disastrosa gestione aziendale dell’Ospedale di Terni, unico caso in Umbria di sfiducia dell’intero Consiglio comunale, non abbia prodotto in questi mesi nessun atto concreto da parte della Giunta regionale.

La fallacia della governance regionale ha raggiunto l’apice in occasione del Protocollo sottoscritto nello scorso mese di aprile con l’Università degli studi di Perugia. Con il Memorandum (2020) si annunciavano grosse novità per la sanità umbra salvo poi attendere più di un anno per la Proposta di PSR in cui l’Università di fatto è assente. A gennaio 2022 l’Università formula il suo parere formale con Determina Rettorale, come previsto dalla normativa regionale vigente, in cui critica aspramente numerosi aspetti cruciali della Proposta di PSR. Il parere dell’Università è stato allegato dalla Giunta agli atti come elemento di partecipazione alla proposta di Piano. Ad aprile, non è dato sapere cosa sia successo nel frattempo, fa la sua comparsa il Protocollo di intesa generale con l’Università con soddisfazione di entrambe le parti. Siccome il Piano è rimasto immutato l’elemento che ha fatto cambiare il parere dell’Università è il Protocollo in cui la Regione abdica al suo ruolo e l’Università viene gratificata in tema di potere sulla sanità, in una modalità che non si era mai vista nel passato. In aggiunta al potere su nomine, non solo universitarie ma anche ospedaliere, all’Università è stata firmata una cambiale in bianco dal momento che viene tenuta al riparo da qualsiasi futura perdita gestionale cagionata dalle AOU. Pertanto, a differenza di quanto stabilito dalla normativa statale in materia, tutti i debiti, anche quelli per scelte improprie dell’Università, saranno a carico del bilancio regionale, cioè della comunità umbra. La domanda è se è lecito che gli umbri debbano farsi carico dei danni economici derivanti da soggetti estranei alla politica regionale.

Sempre in tema di doppiezza nella governance emerge il tema del nuovo Ospedale di Terni, che pur avendo una vasta eco mediatica, è del tutto assente nella proposta di Piano sanitario regionale.

Il Direttore Generale, tra l’altro dimissionario, dell’Azienda ospedaliera di Terni sembra stia alacremente lavorando per la realizzazione di un grosso debito, che in valori assoluti, supera del 25% la somma di tutto il piano quinquennale degli investimenti sanitari programmati per l’intera Regione presenti nel PSR 2022-26. Il nuovo ospedale che costerebbe non meno di 250 milioni di euro lo si vorrebbe realizzare con la formula del Project Financing. Prima di entrare nel merito della convenienza bisogna chiedersi questa opera pubblica realmente a chi interessa. La Regione non ha programmato nulla a riguardo e non ha neanche provato a scrivere al Ministero una richiesta di finanziamento. Quando si denuncia l’esistenza di una programmazione occulta questo è l’esempio illuminante. Nessuno ha il coraggio di dichiarare che la proposta interessa oltre al Direttore Generale dimissionario anche le imprese che dovranno realizzare l’opera e introitare gli utili dell’intervento. Dal punto di vista dell’amministrazione pubblica la convenienza dell’intervento non è confermata poiché produrrebbe un debito enorme sul bilancio dell’Azienda Ospedaliera di Terni. Non è casuale che in passato la Regione Veneto ha rivisto progetti di questo tipo e quest’anno la Regione Abruzzo ha cancellato 3 Project Financing per siglare un accordo con il Ministero della salute per utilizzare risorse statali a fondo perduto, come è stato in passato per le altre realtà umbre e per tutte le Regioni italiane. Infatti per ripagare il capitale privato investito è necessaria una concessione dei servizi ospedalieri per qualche decennio (rifiuti, sterilizzazione, verde, ristorazione,..) in alternativa agli ordinari appalti a 3-5 anni, senza possibilità di nuove convenienze economiche e di qualità a cui si aggiunge la possibilità di gestire tali attività economiche in subappalto con tutti i rischi del caso.

Tornando alla questione generale della governance come si concilia tale scelta, di fatto di allargare i debiti del SSR, con una difficile congiuntura che ha più volte prospettato (sia in chiusura 2020 che 2021) l’evenienza del Piano di rientro sotto il controllo del MEF ? In aggravio a tutto ciò come si concilia il sostegno, fino ad oggi manifestato dalla Regione, che ha addirittura indetto una Conferenza dei servizi in merito, alla clinica privata convenzionata per finanziare il nuovo Stadio, basata sull’idea di voler ridimensionare l’Ospedale di Terni con la citata situazione di difficoltà economico-finanziaria ? Insomma la convergenza di tali scelte avrebbe come risultato che i cittadini di questa area territoriale dovranno pagare un prezzo molto salato, attraverso un taglio drammatico dei servizi sanitari, a favore di una strategia di progetti privatistici tutti costruiti con il sostegno delle risorse pubbliche e senza alcuna valenza di politica sanitaria.

Firmatari:

 

CITTADINI LIBERI

PENSARE IL DOMANI

PAGINA FACEBOOK “SANITA’ SALUTE E PARTECIPAZIONE,

LA PAGINA

TERNI VALLEY,

INTERAMNOPOLIS

AUMAT (Associazione Umbra Malattie della Tiroide)

TRIBUNALE DIRITTI DEL MALATO

ACLI

ASSOCIAZIONE CLAUDIO CONTI

ARCI

CITTADINANZA ATTIVA

ALADINO ASSOCIAZIONE ODV

TERNIDONNE

Foto: TerniLife ©

Print Friendly, PDF & Email