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Prosegue l’appuntamento con la rassegna “Pasolini 100” al cinema Politeama Lucioli

Un intellettuale di sinistra, ateo – Pasolini – che affronta un testo cristiano; eppure quanta dolcezza, quanta delicatezza ed attenzione da parte di Pier Paolo, il quale non interpreta ciò che il testo evangelico dice, ma traduce in sceneggiatura l’intero Vangelo di Matteo, lasciandone così ad ognuno la libera interpretazione.

Un film composto di silenzi, che parlano e di musica, quella alta e colta di Bach e Mozart, ma anche quella etnica e popolare.

E poi il Gesù di Pasolini è ben lontano dalle caratterizzazioni, che, qualche volta, lo hanno reso stucchevole e lezioso. Il personaggio di Cristo ci è consegnato nella sua ultima drammaticità, come un vero rivoluzionario, che mina con la sua predicazione i cardini del potere. Un Cristo severo, contratto in sé stesso, che sembra viva in anticipo il Calvario che lo attende. Ed i suoi Discepoli: volti «pasoliniani», attori per lo più non professionisti trovati nelle regioni e nei paesi del Sud Italia che hanno fatto da set per il film (Matera, la Basilicata, la Puglia, l’Etna): un estremo riconoscimento e un’estrema testimonianza per quel mondo, che la civiltà dei consumi in altre parti d’Italia aveva già stritolato, annullandone così le peculiarità.

Un film che si presenta come un meraviglioso affresco, perché diversi sono i richiami alle opere della grande arte figurativa, che hanno interpretato i vari momenti della vita di Cristo (El Greco, ma anche Gentile da Fabriano, Botticelli e Piero della Francesca).

Un film capace di parlarci ancora oggi, in un periodo storico in cui l’idealismo e la lotta per la libertà, che animavano il giovane Enrique Irazoqui quando Pier Paolo lo conobbe e lo scelse per interpretare il suo Gesù, sembrano scomparsi dall’Europa postindustriale e globalizzata, e questa nostra società, come predetto da Pasolini, sembra aver perduto il senso della pietà e della compassione, la purezza e la capacità di riconoscere il sacro e forse chissà, l’umiltà di lasciarsi salvare da esso. Il bianco e nero del film ha un messaggio anche per la nostra generazione, proprio mentre si avvera quella “profezia” che era il cuore della riflessione del poeta-regista, ovvero l’idea del consumismo e del materialismo come destino del mondo, l’idea di una società dove al centro è il potere, il denaro. “Il Vangelo secondo Matteo” pasoliniano ci parla oggi di una nuova sete di verità e di radicalità, una sete che coinvolge credenti e non credenti, protagonisti di una ricerca che non ha paura di essere anche spirituale. Ma ci parla anche del bisogno e della necessità di riportare l’uomo al centro della storia. Non il potere, non il denaro, bensì l’uomo.

Appuntamento al cinema entrambe le sere alle 20:30 per la nostra introduzione e a seguire la proiezione. Sentieri del Cinema 340-0053243.

Foto: TerniLife ©

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