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Contro la privatizzazione della sanità e contro il lavoro nero scende in campo la Federazione Umbra Usb

“Secondo quanto riportato nella 17esima edizione del Rapporto Sanità elaborato dal Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (C.R.E.A. Sanità) la pandemia ha sicuramente causato uno choc sul sistema sociale, politico ma soprattutto sanitario. La difficoltà di affrontare il Covid è stata causata dal sottofinanziamento, tesi che smentisce quella diffusa per anni per cui c’è un forte spreco nel SSN ed è invece sintomo di un sistema sobrio e resiliente. Nonostante i grandi sforzi messi in atto dal nostro Sistema sanitario nazionale il gap tra il finanziamento al servizio rispetto agli altri paesi europei è evidente. Lo dimostra il fatto che la terza ondata pandemica è stata volontariamente fatta gestire dalle strutture private come farmacie e laboratori di analisi, con un grande margine di profitto per queste strutture private”.

Queste le parole di Emanuele Salvati per la Federazione Umbra Usb che ha organizzato una manifestazione venerdì 28 alle 16 davanti all’ospedale.

“Oltre al sottofinanziamento il nostro sistema sanitario è gravato da una carenza strutturale di personale, il numero di infermieri rispetto alle altre nazioni europee è decisamente più basso, con anche oltre la metà di infermieri per 1000 abitanti rispetto a Francia e Germania. Detta in soldoni la penuria di personale infermieristico si attesta ad oltre 237.000 unità se paragonata con le media europea.

È palese che come per la scuola e per tutti i servizi pubblici martoriati da due anni di covid, le scelte politiche fino a qui prese, dal governo prima Conte e poi Draghi, non vanno certamente nella direzione di investire risorse per il personale e per le infrastrutture, con il serio rischio di paralizzare i servizi pubblici di questo paese nelle prossime settimane. Lo vediamo anche in settori come il Tpl, dove a fronte di una privatizzazione di fatto del settore, si è avuta una contrazione del servizio a discapito dei lavoratori dello stesso settore e della fascia sociale più sensibile che di questo servizio usufruisce in maniera sistemica, come gli studenti.

La Regione Umbria sta eseguendo diligentemente il compito che le è stato dato dal governo Draghi, i giochetti a cui stiamo assistendo sulla sanità in Umbria nell’ultimo periodo sono un ulteriore campanello di allarme sulla volontà precisa dei nostri decisori politici di imboccare ad occhi chiusi, e ormai da venti anni a questa parte, la strada della privatizzazione. Si continua a parlare di cliniche private, quando le strutture pubbliche dovrebbero essere potenziate per far fronte alla sempre più grande richiesta di cure da parte della popolazione.

Inoltre si continua ad appaltare alle agenzie interinali l’assunzione temporanea di personale, dato il catastrofico peggioramento delle condizioni di lavoro aggravato dall’altissimo numero dei contagi negli ospedali.

Viviamo in una società dove la precarizzazione della vita è divenuto il filo conduttore delle politiche di stampo neoliberista di tutti i governi susseguitesi in questi ultimi trent’anni.

Dovevamo uscirne migliori ma ad oggi quello che vediamo sono solo gli effetti di decenni di politiche classiste a discapito delle masse popolari.

Come non giudicare, infatti, come un assassinio la morte di Lorenzo Parelli, studente 18enne dell’istituto Bearzi all’ultimo giorno di PCTO, ovvero di alternanza scuola lavoro, ucciso da una putrella in un capannone della Burimec, azienda metalmeccanica alle porte di Udine?

Mentre si finge di mantenere aperte le scuole, in un balletto di quarantene e isolamenti, il profitto non si ferma e i ragazzi continuano ad essere inviati nelle aziende a lavorare con la scusa della formazione sul campo. In realtà svolgono il ruolo di forza-lavoro non retribuita, spessissimo in situazioni pericolose, in contesti lavorativi non protetti, in posti cioè nei quali non dovrebbero proprio stare.

I ragazzi devono stare a scuola, in una scuola che sia sicura, da ogni punto di vista. I ragazzi devono studiare, crescere e scoprire cosa vogliono diventare da grandi, non morire in modo assurdo in un’azienda meccanica in un qualche finto stage che è in realtà, lo sappiamo bene, lavoro nero.

In due anni di pandemia la scuola italiana è stata chiusa a ripetizione, gli studenti hanno perso tantissimo tempo scuola, tante occasioni di apprendimento, perché non si è voluto investire in risorse, personale, spazi. L’alternanza scuola lavoro invece non si è quasi fermata, come non si sono mai fermate le aziende, solo e soltanto nella logica del profitto di pochi e della schiavitù di molti.

No! Non lo accettiamo, non si può finire uccisi dal profitto a 18 anni, quando si dovrebbe essere al sicuro a scuola!  Diciamo basta all’alternanza scuola lavoro, alla scuola azienda, al profitto sulla pelle dei lavoratori e degli studenti. Vanno fermati subito i protocolli con le aziende private, rimesso al centro il tema del futuro lavorativo dei giovani, per contrastare la barbarie quotidiana della nostra società.

Va introdotto inoltre il reato di omicidio sul lavoro, perché 1.404 nel 2021 e già 70 neanche in un mese dall’inizio dell’anno significa che nel paese è in atto una strategia ben precisa, quella di rendere impuniti chi ci uccide sul lavoro, chi ci fa ammalare e chi ci cura, e spesso sono le stesse mani.

Per questo il 28 dalle ore 16 saremo in piazza, in tutto il paese e anche a Terni di fronte all’ospedale, per gridare che questa classe dirigente impresentabile e referente solo di una classe sociale deve essere spazzata via dalla storia”.

Foto: TerniLife ©

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