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FI, FdI, Terni Civica e Musacchi: “Troppi cinghiali un problema anche per l’agricoltura”

La proliferazione dei cinghiali e la loro invadenza non è solo un problema di sicurezza stradale ma anche un danno alla agricoltura. Per questo occorre un lavoro collegiale di regione dell’Umbria, le associazioni del mondo dell’agricoltura, quelle venatorie, l’ambito territoriale di caccia.

A porre l’attenzione sulla necessità della gestione e controllo della fauna selvatica ed in particolare dei cinghial è un atto di indirizzo sottoscritto dai gruppi consigliari di Forza ItaliaLegaFratelli di Italia, Terni Civica e dalla consigliera del gruppo misto Doriana Musacchi.

L’atto presentato nella seduta odierna del consiglio fa presente che “tra gli effetti riconducibili al protrarsi dell’emergenza legata alla pandemia da Covid-19 vi è sicuramente quello del cospicuo aumento dei capi di cinghiale dovuto anche alla diminuzione delle battute di caccia; tale problematica era stata sottoposta all’attenzione dell’amministrazione comunale che insieme alla prefettura di Terni ha già avviato un tavolo tecnico incentrato sulla problematica della sicurezza stradale; la federazione regionale Coldiretti Umbria, ha rappresentato la forte preoccupazione degli imprenditori agricoli del nostro territorio che spesso si trovano obbligati a vigilare, anche nelle ore notturne, sulle proprie culture per non vederle distrutte dai cinghiali, il cui aumento esponenziale sta provocando ingenti a seri danni ad un intero settore; Coldiretti riferisce che i capi in circolazione, pur non essendo in possesso di dati derivanti da un censimento, sono circa 9000 in più rispetto allo scorso anno”.

Il documento della maggioranza mette in risalto alcuni provvedimenti già attuati dalla giunta della Regione Umbria, come “la riduzione del numero dei componenti per formare una squadra di caccia al cinghiale da 20 a 15 nella giornata di giovedì; in caso di presenza di cinghiali sul proprio terreno, l’agricoltore dovrà rivolgersi all’ambito territoriale di caccia) competente, il quale avrà non più 48 ore, ma solo 4, per poter intervenire; trascorso questo tempo l’agricoltore è autorizzato ad agire direttamente”.

Foto: TerniLife ©

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