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Terni Donne: “Perchè l’ospedale non ha mai iniziato la somministrazione dei medicinali per l’aborto farmacologico?”

“Perchè gli Ospedali di Perugia e di Terni, sedi di Università e riferimento per gran parte della popolazione residente in Umbria, non hanno mai iniziato la somministrazione dei medicinali per l’aborto farmacologico?”.

Questo quanto richiesto da Unione Donne in Italia di Perugia, Terni Donne e RU2020 – Rete Umbra per l’Autodeterminazione ai direttori delle aziende ospedaliere.

“Dal 2010 – si legge nella nota – esisteva già la possibilità di iniziare tale procedura ma non lo si è mai fatto. Il 2 dicembre 2020 – con delibera n.1173 sono state finalmente recepite dalla Regione Umbria le nuove Linee di Indirizzo del Ministero, ma non riusciamo a capire quali siano gli ostacoli che impediscono la somministrazione della RU486 negli Ospedali di Perugia e Terni, come ha già fatto
la ASL1.

Sappiamo bene che sono molte le donne che avrebbero preferito rivolgersi agli ospedali di Perugia e Terni e invece sono state costrette a spostarsi fuori regione o in altre sedi ospedaliere regionali, ma difficili da raggiungere, per poter interrompere la gravidanza con il metodo
farmacologico e non chirurgico.

Gli specializzandi/e in ostetricia non possono così apprendere tali procedure (utili anche per aborti spontanei), che sono tra le più moderne tecniche riconosciute dalla SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) oltre che dall’OMS, come da privilegiare, specie in epoca COVID, perchè meno invasive. Inoltre, la pressione subita dagli Ospedali italiani a causa dei numerosi ricoveri, ha comportato la necessità di convertire le sale operatorie in sale di rianimazione, ebbene, garantire l’IVG farmacologia invece di praticare la chirurgica, sarebbe un ulteriore modo per ridurre lo stress sulle strutture ospedaliere.

Chiediamo, quindi, che i Vostri e Nostri ospedali si adeguino in tempi rapidi per organizzare all’interno degli ospedali di Perugia e Terni il servizio di IVG con il metodo farmacologico.

Riteniamo oltraggioso che si obblighino le donne ad usare ancora tecniche invasive e pericolose per la salute riproduttiva in Cliniche Ostetriche che invece dovrebbero fornire il miglior livello di cure alle cittadine che vi si rivolgono, oltretutto comportando un ulteriore aggravio di costi per l’erario”.

Foto: TerniLife ©

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