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Nuovo Dpcm, Ugolini (Clt): “Lo sport che pratichiamo è il calcio a 5 e non il calcetto”

“Spero si faccia un ragionamento ponderato. Sono consapevole del dolore che in tanti hanno dovuto sopportare per questa terribile pandemia.
Siamo 18 anime in campo, svolgiamo attività all’aperto, io alleno sempre portando la mascherina, seguiamo protocolli giornalieri che non escludono rischi ma riducono le possibilità di contagio e non essendoci vaccino questo è il massimo che possiamo fare.
Cambio delle scarpe, disinfettarci le mani in ingresso ed un uscita, mascherina sempre nei tragitti comuni e dentro gli spogliatoi, foglio delle presenze, tracciabilità, autocertificazione, disinfettare tutti i materiali di allenamento, locali doccia separati, in presenza di lievi sintomi anche lontanamente riconducibili al Covid non è permesso allenarsi alle atlete”.
Queste le parole dell’allenatore della squadra femminile di calcio a 5 Clt, Nicola Ugolini in merito alle ultime notizie sull’imminente decreto per il contrasto del Covid, che tira in ballo il calcio a 5 ma anche il calcetto. Ed è su questo punto che l’allenatore Ugolini vuole fare chiarezza.
“Gli sforzi delle società per garantire le condizioni di sicurezza sono immani e non finirò mai di ringraziare la società che mi ha ridato gioia in questi mesi, quelli degli staff e degli atleti anche, sappiamo che il momento è delicato e con coscienza lo abbiamo sempre affrontato e vorremmo continuare a farlo.
Non ho intenzione di ingaggiare una lotta tra categorie, non ho intenzione di discutere di argomenti sanitari per cui sono necessarie competenze mediche molto lontane dalle mie, vorrei solo che chi non ha voce ne peso non rischi di essere il capro espiratorio di una situazione che nessuno poteva prevedere.
Sono orgogliosamente italiano, sono orgogliosamente responsabile, sono mesi che studio decreti e protocolli e mi attengo a tutto ma non riesco a comprendere come 15 persone tracciate, schedate giornalmente, informate e responsabili possano essere il primo problema di questa situazione.
A tutte le testate nazionali ricordo che lo sport che pratichiamo è il calcio a 5 e non il calcetto, che io pago annualmente una quota d’iscrizione all’albo degli allenatori ed ho un tesserino che mi abilita a sedermi in panchina, che le ragazze fanno sacrifici che a volte vanno sopra ogni umana comprensione e che le società senza nessuna tutela esterna spendono soldi, ore di lavoro e professionalità da mesi per permettere agli atleti di essere in campo garantendo tutte le norme indicate dal governo.
Mi arrabbio con voi e per voi quando penso che potreste dare di più ma in questa situazione non potrei chiedervi oltre e non posso pensare di stare un giorno senza di voi.
Il calcetto è quello che pratichi quando devi fare 100 telefonate per trovarne 10 disponibili il mercoledì sera, il calcio a 5 è quello che ti toglie il sonno perché devi mandarne una in tribuna nonostante erano tutte presenti agli allenamenti”.
Foto: TerniLife ©
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