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Cna Umbria: “Su credito ed ecobonus il Governo sbaglia. Vi diciamo perché”

“Sul credito e sull’eco e sisma-bonus il governo gialloverde sta commettendo un grandissimo errore. Mentre a parole si proclama sostenitore delle piccola impresa, nei fatti sta favorendo poche lobbies a scapito di milioni di artigiani e piccoli imprenditori”. Il direttore di Cna Umbria, Roberto Giannangeli, usa toni duri.

“Per la seconda volta in due settimane ci troviamo costretti a sollecitare i parlamentari umbri perché si impegnino per abrogare un altro articolo del cosiddetto decreto Crescita. Oggi, infatti, siamo qua a denunciare l’articolo 18 del decreto, che ha inferto un colpo mortale a tutto il sistema dei confidi di categoria, che per la loro stretta vicinanza e conoscenza delle piccole imprese, rappresentano l’ultimo baluardo a sostegno del credito per i più piccoli, diminuito di oltre il 30% in 10 anni. Il nostro confidi, Fidimpresa Umbria, nello stesso lasso di tempo è comunque riuscito a sostenere circa 7mila imprese nelle loro richieste di credito. Spesso si sostiene che le imprese più piccole non ottengono credito perché non fanno investimenti, ma come si possono realizzare investimenti senza le adeguate coperture finanziarie e quando le banche ti applicano costi molto superiori a quelli garantiti alla media e grande impresa? Dopo un lungo confronto, negli ultimi mesi anche la Regione Umbria aveva accettato la nostra richiesta di adottare la cosiddetta “lettera R” del decreto legislativo Bassanini che, detto in parole povere, avrebbe consentito ad artigiani, commercianti e piccole imprese di accedere a finanziamenti avvalendosi della controgaranzia dei confidi di categoria, che avrebbero funto da mediatori con le banche. Con l’art. 18 del decreto Crescita questa possibilità è completamente svanita. Da qui – aggiunge Giannangeli – la decisione di interpellare i parlamentari affinché si corra ai ripari in occasione della discussione e dell’approvazione della legge di Bilancio 2020, reintroducendo la possibilità di ricorrere all’applicazione della “lettera R” della Bassanini o, almeno, di giungere a una soluzione mediata, per esempio introducendo un tetto massimo di 120 – 150mila euro per i prestiti da contro-garantire attraverso i confidi.”

Ma il cahiers de doléances di Cna Umbria non finisce qui. “Ancora più grave è la notizia che, nonostante gli appelli di tutte le associazioni di categoria, proprio ieri l’Agenzia delle Entrate ha emanato il provvedimento che dà attuazione all’art. 10 del decreto crescita, per cui da oggi ogni privato che voglia usufruire dell’eco e sisma-bonus potrà ottenere l’importo totale in un’unica soluzione attraverso uno sconto in fattura, che l’impresa deve anticipare di tasca propria, dovendo poi attendere 5 anni per recuperarlo. Sempre che abbia una sufficiente capienza fiscale per compensarlo. Con questo provvedimento il governo non solo mette fuori gioco milioni di piccole imprese, che non hanno la forza per sostenere un impegno finanziario di questo tipo e quindi non potranno prendere commesse, ma non fa nemmeno un favore ai cittadini che vogliono usare il bonus. Infatti le grandi imprese e multiutilities, uniche a poter garantire lo sconto in fattura, in mancanza di concorrenza applicheranno prezzi più alti. Una scelta incomprensibile. In un Paese in cui il 95% delle imprese ha meno di 10 addetti, penalizzare la piccola impresa equivale a tarpare le ali di una possibile crescita. Lo dimostra la stagnazione dell’economia certificata da tutti gli indicatori – conclude il direttore di Cna Umbria -, figlia delle politiche di governi di tutti i colori ma uniti nello snobbare o nel penalizzare la piccola impresa diffusa.”.

Foto: CNA ©

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