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Trasporti, Unione Civica Terni: “Politica regionale asservita ai perugini”

(di Unione Civica Per Terni) Mentre a Terni si attende l’elaborazione di un nuovo Piano di rientro, allungando inesorabilmente i tempi della fine di una amministrazione immobilista, che arroccata nella sala del potere, non solo non propone ma non si espone nemmeno a difesa del territorio, le questioni sono poste da altri, Perugia, con la complicità della Regione, porta affondi decisivi per emarginare Terni e l’Umbria del Sud.

Aeroporto Ormai acclarato il fallimento del piano dei trasporti Umbro, si chiedono oggi da parte della Politica Regionale “dimissioni dei vertici del Cda di SASE e dell’assessore ai Trasporti della Regione Umbria per la cattiva gestione dell’aeroporto regionale”, e si parla di indagini della Corte dei Conti e di danno erariale.

Ma contemporaneamente arriva la proposta, da parte alcuni esponenti della Regione, di reperire nuovi fondi per rendere più appetibile l’aeroporto di Perugia: un costo che l’Umbria non può permettersi, per sostenere una struttura collocata dove non aveva valide ragioni di essere. Si vorrebbe portare la ferrovia fino al terminal aeroportuale di S. Egidio: nuovi aggravi per mantenere qualcosa su cui non ha alcun senso insistere.

Che costruire un aeroporto a Perugia sarebbe stato un madornale errore, era chiaro sin da subito. Queste le nostre considerazioni: Partiamo dal razionale presupposto che un aeroporto costruito ex novo debba essere posizionato dove è più utile, strategico e pertanto remunerativo.

Con la Capitale congestionata dal traffico aereo, concentrato ormai quasi esclusivamente su Fiumicino, con Ciampino destinato nel breve periodo ad essere dismesso per motivi logistici e di sicurezza, è chiaro che il bacino di utenza da prendere a riferimento doveva essere quello di Roma.

Bisognava cioè progettare un hub che fosse quello che Beauvais è per Parigi, da cui dista circa 90 km, ottimamente collegato dalla ferrovia e su ruota. 90 Km è la distanza limite che le scienze urbanistiche definiscono “portata” ovvero quella distanza oltre la quale quel determinato servizio non riesce ad attrarre fruitori.

Perugia dista da Roma 180 km, con un collegamento ferroviario praticamente inesistente. Va da sé che quello di S. Egidio non può candidarsi ad aeroporto della Capitale, rinunciando da subito alla più consistente fetta di mercato.

I viaggiatori dell’Alto Lazio e della Bassa Umbria per motivi di evidente comodità continuano a gravitare sugli aeroporti di Roma, la Toscana trova più conveniente rivolgersi su Firenze, la sola clientela dell’Umbria del Nord che usufruisce dell’aeroporto perugino non può bastare per mantenere in vita quella che si sta palesando come la più classica delle cattedrali nel deserto. Un flop annunciato.

Riassumendo, l’aeroporto di Perugia ha, come si dice in termini tecnici, una “soglia” troppo alta (ovvero la distanza minima a cui bisognerebbe spingersi per reperire la clientela sufficiente). Infatti per essere autosostenibile l’aeroporto di Perugia dovrebbe attrarre clientela fino a 180 km di distanza. L’aeroporto di Perugia ha una “portata” troppo bassa (ovvero la distanza massima ipotizzabile a cui il sito riesce ad attrarre clientela, 90 km). Tutto si può condensare in questo semplice enunciato: “Quando la Portata è inferiore alla Soglia il flop è assicurato”

Nel caso dell’aeroporto di Perugia la “portata” (90 Km) è inferiore alla “soglia” (180 Km), ergo: l’aeroporto di Perugia non può auto sostenersi economicamente. E infatti, a tutt’oggi riporta ogni anno perdite ingenti.

L’aeroporto registra un traffico annuo di passeggeri pari a 230.000 e una perdita media di circa 500.000 €/anno. Solo 6 anni fa è stato riammodernato spendendo 42 milioni di euro.

Tutto ciò era nettamente prevedibile, la collocazione ideale, rispondente ai requisiti indispensabili per la propria sostenibilità era già stata individuata: a 70-80 km dal GRA di Roma su ruota, 50 minuti di treno dal cuore della Capitale, geograficamente ben collocata. In una parola, l’area ricompresa fra Terni e Orte.

Realizzando l’aeroporto ad Orte si sarebbe attratta utenza da Terni, Spoleto, Viterbo, Rieti oltre che dalla Capitale. Un bacino di 3.000.000 di abitanti, collegato con autostrada a 3 corsie e ferrovia TAV , che aggiunti alla dorsale CIVITER , ovvero altri 800.000 abitanti, e all’Umbria del sud raggiungevano la ragguardevole cifra di 4.000.000 di potenziali clienti.

Ad oggi, l’aeroporto di Perugia costruito con i soldi dei contribuenti è in perdita. Costoso da mantenere, è inutile per mancanza di clientela, gravando così i contribuenti per centinaia di milioni l’anno. E Roma realizzerà forse il suo secondo aeroporto a Viterbo.

Ora, poiché perseverare nell’errore comporterà ulteriori costi e 0 benefici riteniamo che si debba al più presto portare tutto ad una dimensione razionale e autosostenibile.

Bisogna prendere atto dell’errore e promuovere la realizzazione di un aeroporto nella zona di Orte che funga da 3° aeroporto della Capitale. Ogni altra soluzione non è sufficientemente sensata, e la popolazione Umbra, che già versa in una crisi senza precedenti, non è in grado di sostenere costi “a perdere”. Altre devono essere le priorità.

Ferrovia Quanto ai trasporti su rotaia, ovvero l’Alta Velocità, sappiamo che due sono le ipotesi in campo: la costruzione di una stazione ferroviaria nuova di zecca, Mediaetruria, e relativi collegamenti, a Rigutino per servire Arezzo e Perugia e Siena, e l’arretramento della fermata già esistente da Arezzo a Perugia.
Queste le nostre considerazioni:

Nessuna delle 2 ipotesi è in alcun modo utile alla popolazione di tutta l’Umbria, ma piuttosto al relativamente esiguo numero di abitanti di una sola città, Perugia. Si ripete ancora una volta per mero campanilismo l’errore fatto con l’aeroporto. Va puntualizzato che il treno Perugia-Milano è previsto in partenza da Perugia alle ore 5.15, un orario che rende tale treno fruibile ai soli abitanti di Perugia, come è evidente se si pensa all’orario di partenza di una qualunque coincidenza che debba collegare il resto dell’Umbria alla stazione perugina.

La TAV va ipotizzata per snodi, è puerile poter pensare di collegare con la TAV tutte le città d’Italia con una corsa ad hoc!

Lo snodo ferroviario, l’hub per l’Alta Velocità a servizio dell’Umbria esiste già, è Orte.

Poiché attualmente da Perugia si arriva ad Orte su gomma, in 1h e 8 minuti (dati Google Maps) mentre a Rigutino si arriverebbe, sempre su gomma, in 1h e 4 minuti, e che viaggiando in treno si impiegano attualmente 1h10′ per Rigutino, 1h30′ per Orte (questa differenza a causa di una linea ferroviaria umbra fra le più obsolete di Italia e anche perché non esiste un treno intercity diretto PG-Orte) appare chiaro che l’ipotesi Mediaetruria non trova alcuna valida motivazione neppure rispetto all’utenza perugina.

Bisogna ripartire da qui agendo su due fronti. Il primo: far sì che qualche Frecciarossa fermi a Orte. Il secondo: l’ammodernamento della dorsale umbra Orte-Terni-Spoleto-Foligno-Assisi-Perugia-Terontola, raddoppiando i binari e velocizzando le tratte più tortuose.

L’obiettivo di un razionale piano dei trasporti regionale che lasci da parte il solito deleterio campanilismo dovrebbe essere quello di far transitare sulla tratta umbra Orte-Ancona i Frecciargento che viaggiano a 250 km/h (è ragionevole pensare che nel tratto Orte-Foligno con deviazione per Perugia si possa arrivare per il momento ad una velocità media di 140 km/h, in innalzamento con il passare degli anni e il progressivo ammodernamento). Così facendo da Perugia a Orte si potrebbe arrivare in 1h 10′. Nel giro di 5-10 anni, investendo risorse sulla dorsale Orte-Ancona sarebbe possibile arrivare da Perugia a Orte in 55 minuti.

I vantaggi del piano che noi proponiamo: si servirebbe non solo Perugia, ma il 70% dell’Umbria, in questo modo l’Umbria verrebbe trattata come una città regione, un territorio a bassa densità mediamente esteso. Non è il primo modello territoriale del genere esistente al mondo, negli USA è la norma. Inoltre si legherebbero da un punto di vista logistico le 3 città Viterbo-Terni-Rieti e i loro territori (circa 550.000 abitanti).

Conclusioni. Non si può non tener conto che la posizione di Terni rispetto all’Italia Centrale è geograficamente e logisticamente strategica: da Terni transita la linea Ancona-Roma, e Terni è anche stazione terminale di linee ferroviarie della ex FCU e della ferrovia Terni-Rieti-L’Aquila-Sulmona, fattori che ne determinano la rilevanza funzionale rispetto ai trasporti interregionali, quegli stessi che, tra l’altro, sarebbero giovati dalla presenza di un terminale aeroportuale collocato nella zona di Orte.

Tutta l’Umbria deve essere collegata all’Alta Velocità, e deve poter usufruire di un aeroporto regionale di grande rilevanza. Le altre ipotesi che ad oggi si perseguono servono di fatto la sola città di Perugia: il che non è più economicamente (né tantomeno politicamente) sostenibile.

Appare chiaro che ampliare il bacino di utenza è scelta necessaria e razionale, giacché a bacino di utenza maggiore corrisponde autosostenibilità, ad un bacino insufficiente invece corrisponde perdita economica. Perdita che va a gravare su tutta una comunità, quella Umbra.

Utilizzare e ottimizzare l’esistente è a nostro parere la soluzione più economica, anche rispetto all’ambiente e l’unica che possiamo perseguire.

Abbiamo inoltre ragione di ritenere che incentrare ogni infrastruttura regionale su un’unica città, oltre che generare malcontento e disuguaglianza economica, sia privo di funzionalità.

Foto: (archivio) TerniLife ©

 

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