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Allevamenti intensivi, attivisti in maschera mostrano la sofferenza degli animali

Lo scorso fine settimana la piazza della Repubblica ha ospitato un esperimento sociale: strani attivisti mascherati con in mano tablet e pc mostravano ai passanti scene comuni di allevamento e macellazione degli animali cosiddetti “ da reddito”. Un evento dal forte impatto emotivo sui passanti, che per lo più osservano i video rendendosi per la prima volta consapevoli di una realtà che non conoscevano.
Gli attivisti coinvolti coprono i loro volti per rendersi anonimi di fronte allo spettatore per far risaltare soltanto il loro messaggio : la sofferenza degli animali di fronte a un’inutile prigionia e una crudele morte.
La FAO calcola che sono stati almeno 117 miliardi gli animali tenuti imprigionati in allevamenti e poi destinati al macello nel 2011 ma ad essi va aggiungo il numero esorbitante di pesci pescati: circa 154 milioni di tonnellate ogni anno. Per la produzione di “cibo di origine animale” (carne, pesce, latte, uova, ecc.) queste vite vengono trattate come oggetti.
Gli animali negli allevamenti intensivi sono costretti a vivere in spazi ristrettissimi, incatenati o chiusi in gabbie sovraffollate per poi essere uccisi nei macelli spesso dopo una lunga agonia. Gli attivisti sono scesi in piazza per incuriosire i passanti e spingerli ad informarsi in modo autonomo su questa realtà scomoda e occultata dando voce a chi una voce in capitolo non l’ha mai avuta.
Uno stile di vita che tutela la vita degli altri esseri viventi esiste, ed è alla portata di tutti attraverso nuove facili scelte alimentari. Non consumare prodotti che derivano dalla morte e dallo sfruttamento animale è un passo che sempre più italiani stanno facendo spinti da sentimenti di empatia e consapevolezza verso l’impatto ambientale dei cibi animali. I ragazzi e le ragazze dietro le maschere fanno del loro meglio per accelerare questo oramai inevitabile cambiamento verso un mondo più etico ed equo.
Foto: Romano ©

 

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