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No Acquedotto: “La strana scomparsa della ‘forma del Principe'” | La denuncia

Finita la pausa di Ferragosto dovrebbero riprendere i lavori per l’acquedotto Ternano-Amerino, ormai giunto nella zona protetta denominata “Forma del Principe” in località Macenano, nei pressi del campeggio organizzato questa estate dal coordinamento No Acquedotto in difesa di questo importante sistema di sorgenti fluviali.

“Intanto – scrive in una nota il coordinamento No Acquedotto – con l’estate si è arricchita di un altro tassello l’anomala storia del nefasto acquedotto che si allaccerà ad una rete-colabrodo che perde oltre il 40% delle acque, dell’opera da oltre 17 milioni di euro assegnata al socio privato del SII senza gara di appalto, dell’opera senza acqua nei pozzi di attingimento e senza utilità se non per chi lo costruisce: l’ultimo capitolo della saga si intitola la scomparsa della “forma del Principe”.

Come nei peggiori romanzi di speculazione ci siamo accorti della “strana” scomparsa, nel progetto dell’acquedotto, di quello che è un importantissimo sito idrogeologico, un il sistema di sorgenti fondamentale per la bassa Valnerina e ricco di fauna e flora particolare e protetta.

Il coordinamento No acquedotto, continuando il lavoro di controllo e verifica di questa opera inutile e dannosa ha scoperto che la “forma del Principe” – un importante sistema sorgivo posto tra Macenano e Ferentillo, sito da difendere e tutelare- è diventato, nel progetto del SII, approvato dalla Regione Umbria, un anonimo canale di deflusso delle acque (sic!)”.

“Non è un problema di nome ma di sostanza, – continua il comitato –  infatti la distruzione o la modifica di un canale di deflusso può essere fatta, mentre un sito sorgivo come la forma del Principe deve essere protetto e tutelato, a salvaguardia della Valnerina, dell’ambiente e della fauna fluviale.

Orbene, guarda caso, nel progetto dell’acquedotto La Forma del Principe scompare, semplicemente non esiste e il progetto prevede il passaggio dell’acquedotto proprio sul sito.

Chi doveva vigilare e controllare non l’ha fatto, né si è nemmeno preoccupato di individuare un percorso meno impattante possibile, addirittura ha autorizzato il tracciato dell’acquedotto che percorre la sinistra idrografica del fiume, in pieno parco fluviale, a volte ad appena un metro dalla riva, quando la legge prevede che qualsiasi opera debba stare ad almeno 10 metri ed in questa zona stretta fra il fiume e la parete della montagna, senza particolari accorgimenti è impossibile procedere negli scavi per il posizionamento dei tubi, senza danneggiarla irreversibilmente”.

Per queste motivazioni il comitato ha presentato un esposto-denuncia ai Carabinieri Forestali della provincia di Terni e per conoscenza alla sovraintendenza ai beni ambientali ed all’ufficio ambiente della Regione Umbria.

“Aspettiamo, fiduciosi della magistratura, gli esiti di questa ennesima denuncia”.

Foto: (archivio) Ternilife ©

 

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