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L’ultimo saluto ad Alessandro, Piemontese: “Mi piace pensarlo nella hall del paradiso” – FOTO

(R. F.) Il corpo di Alessandro, il giovane rimasto intrappolato sotto le macerie dell’hotel Rigopiano di Farindola, in Abruzzo, in cui lavorava e in cui ha perso la vita, è arrivato in cattedrale, questa mattina (leggi), accolto da mamma Antonella Maria, dal fratello Daniele, dalla sorella più piccola, dalle istituzioni e dalla sua gente.

Il Duomo gremito ha accolto il dolore dei tanti amici di Alessandro, quelli del liceo scientifico Donatelli e dell’università di Perugia. Gli amici della parrocchia di Santa Maria Regina e di Comunione e Liberazione.

Presenti al funerale, il sindaco di Terni Leopoldo di Girolamo, la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, il prefetto Angela Pagliuca, il comandante della polizia stradale di Terni Katia Grenga, e dal mondo della politica il sottosegretario Gianpiero Bocci, l’onorevole Marina Sereni e il senatore Gianluca Rossi e anche la Croce Rossa di Avigliano Umbro.

“Mi piace pensare Alessandro, in compagnia di Gesù, che nella hall del Paradiso, continua il suo servizio, gentile, competente, multilingue di accoglienza di quanti con onestà, rettitudine e laboriosità hanno dato senso alla loro esistenza e ora ricercano un tempo di riposo, anzi un riposo eterno. In attesa di accogliere anche noi, familiari ed amici”. Ha concluso così l’omelia il vescovo di Terni, Giuseppe Piemontese cogliendo fino in fondo la personalità di Alessandro, quello che era, un giovane appassionato del suo lavoro, serio e disponibile nei confronti di tutti, fino alla fine.

“Dieci giorni addietro – ha detto il vescovo durante l’omelia per Alessandro – siamo stati spettatori attoniti e impauriti di una concentrazione di eventi concomitanti destabilizzanti e distruttivi, che hanno colpito l’Italia Centrale e la nostra regione.

Il terremoto, la bufera di neve, la valanga si sono abbattuti con violenza inusuale e crudele sul piccolo hotel Rigopiano, trasformando una residenza, luogo di ospitalità per giorni di riposo, in emblema di una natura che si dimostra matrigna crudele, che divora e uccide i propri figli senza riguardo e distinzione alcuna.

A questo susseguirsi crudele di eventi malevoli e tragici si è corrisposto con una gara di solidarietà e generosità umana e civile impagabile. Migliaia di volontari della Protezione civile, di vigili del fuoco, forze dell’ordine, militari, esperti e persone comuni hanno collaborato, impreziosendo con il sacrificio della fatica, un aiuto svolto in condizioni dure: temperature rigide, impervietà del sito, delicatezza degli interventi, al buio e alla luce, sotto il pericolo di ulteriori slavine, con una grande speranza nel cuore per poter raggiungere, ancora vive, le vittime di tanto sincronismo distruttivo. Intervento straordinario.

Tutta la nostra regione e la nostra città in particolare, storditi dalle ripetute ultime scosse di terremoto del 18 gennaio e preoccupati per coloro che erano stati sommersi dalla valanga abbattutasi sull’hotel Rigopiano, ci siamo stretti alla famiglia Riccetti, trepidanti per Alessandro.

Si può dire che tutta la nazione ha avuto gli occhi puntati verso quella vallata e ognuno, a modo suo, ha scandito il passare delle ore, l’avvicendarsi dei turni di lavoro dei volontari. Con la speranza nel cuore, ognuno ha manifestato vicinanza a quelle vittime, alla famiglia Riccetti: chi lavorando, chi scrivendo, chi polemizzando, chi pregando, chi avvicinando i familiari.

Man mano che passavano i giorni abbiamo intensificato la preghiera, senza perdere la speranza. Il Signore non ha esaudito le nostre richieste, ma ha accolto questo nostro fratello in una vita senza fine e darà conforto e consolazione ai familiari di Alessandro e quanti lo hanno amato.

In questo momento scorrono davanti ai nostri occhi tutte le vittime di questa tremenda tragedia. Ad una società che ha eliminato dal proprio orizzonte la prospettiva di Dio e del mondo nuovo e vive ripiegata a rincorrere nel frastuono e nella dissipazione quotidiana, i brevi anni dell’esistenza, insopportabile appare la morte, specie quella in giovane età.

E’ vero, la morte è un mistero, mistero di dolore e di angoscia incomprensibile. Solo nell’orizzonte di Dio, che in Gesù ci libera e affranca dalla morte, possiamo avere conforto; e quella prospettiva di finitudine acquista il senso di una vita nuova, trasformata.

Penso in questo momento al caro Alessandro e a quanto abbiamo saputo della sua vita e missione. Ha formato la sua personalità e si è arricchito con l’esperienza gioiosa oltre che nella famiglia anche nella comunità ecclesiale.

Per dare senso alla sua esistenza ha affrontato tanti sacrifici con lo studio assiduo, anche accademico, con l’esperienza del lavoro anche all’estero, dove certo il desiderio di avventura non basta ad alleviare la solitudine e la nostalgia del proprio paese e degli amici. La professionalità conseguita gli ha consentito un lavoro dignitoso e onorevole.

Ma la sorte avversa, la natura, che questa volta si è mostrata matrigna, hanno posto termine prematuramente alla sua vita. Ma chi può dire “prematuramente”? E’ Dio che per il bene dei suoi figli stabilisce tempi e modi. A noi sta riconoscere che Dio fa bene ogni cosa, anche se non ne comprendiamo il senso”.

Tra i tanti messaggi di conforto alla famiglia in rete c’è quello di ex compagna di classe che ricorda Alessandro così: “Ricorderò sempre Alessandro seduto al suo banco, con la matita, impegnato nei suoi disegni che poi puntualmente con affetto regalava a tutti noi compagni di classe; della gioia di quando ci ha comunicato che sarebbe arrivata una sorellina per lui.

E del gruppo Comunione e Liberazione, che frequentavamo insieme col professore di religione, in cui abbiamo condiviso tanti bei momenti. Questi giorni siamo stati tutti in attesa, col pensiero sempre rivolto a lui. È stato un dolore ricevere questa triste notizia. Vi protegga sempre da lassù”.

Foto: Terni Life ©

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