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Una bagarre in rete quella scatenata questa mattina dal portavoce politico dell’associazione Terni Città Futura, Michele Rossi sui fondi affittati a negozi di poco prestigio, come accessori per i telefoni, nel salotto buono della città. “Parliamo e lavoriamo per il centro commerciale naturale – parla Rossi – e poi permettiamo tutto questo? L’insediamento di una attività commerciale del genere (accessori per telefoni, ndr.) al posto di una antica gioielleria in corso Tacito, in quella che dovrebbe essere la via principale della città, quella dello shopping di qualità e prestigio, non rischia concretamente di degradare e annientare tante belle intenzioni? Non si potrebbe studiare un regolamento comunale che pur nella libertà di impresa di chiunque possa imporre degli standard minimi di qualità?” La polemica sollevata da Rossi ha generato molte reazioni tra i cittadini. C’è chi pensa che un’attività tenuta da stranieri non sia declassante rispetto a una italiana. Altri invece sostengono in toto le affermazioni di Rossi. Una diatriba in stile 2.0 che accende i riflettori su una questione annosa.
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