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ACQUEDOTTO TERRIA-PENTIMA, BOTTA E RISPOSTA TRA M5S E CECCHINI

Oggi in consiglio regionale  l’interrogazione dei pentastellati Andrea Liberati e Mariagrazia Carbonari  sull’acquedotto Terria-Pentima.

“Il progetto di un nuovo acquedotto Terrìa-Pentima è una sorta di megatubo con un diametro tra i 60 e i 90 centimetri e una lunghezza di 23 km che devasterà la nostra pregiata Valnerina, in zone severamente vincolate e sotto protezione europea. Siamo dinanzi al solito maxiappalto, oltre 20 milioni di euro, portato avanti in totale opacità e silenzio, senza la minima partecipazione delle comunità locali, senza un report idrogeologico serio e condiviso”sottolineano Liberati e Carbonari.

Liberati ha parlato di un “affidamento diretto sopra-soglia europea”, oltre al fatto che “è a rischio l’ecosistema della stessa Valnerina con conseguenze evidenti sull’agricoltura e sul turismo. Sarebbe possibile – spiega – percorrere alternative serie e praticabili rispetto a tale assurdo progetto che, peraltro, a causa delle sorgenti di alveo di cui vive, comporterebbe l’ulteriore riduzione della portata del fiume Nera, già ridotto a rigagnolo per lunghi tratti della Media e Bassa Valnerina a causa delle derivazioni idroelettriche”.
Risponde l’assessore regionale Fernanda Cecchini, evidenziando l’importanza di “distinguere le valutazioni dalle normative che ci mettono nelle condizioni di scelte che tengono conto di un impianto di riferimento nazionale, sapendo che laddove le autorità competenti, gli strumenti a disposizione della Regione rilevano o rilevassero inquinamenti o danni provocati da privati, c’è anche in questo caso una procedura ben precisa che va a mettere in mora e a chiedere risarcimenti e ripristino ai responsabili di atti o fatti specifici. Nel 2000, in attuazione della legge regionale 43 e della legge ‘Galli’, l’Assemblea delle autorità dell’ambito ottimale 2, ora ATI 4, ha deliberato l’affidamento del servizio idrico integrato seguendo la normativa nazionale, nonché le indicazioni provenienti dall’Unione europea e recepite solo in un secondo tempo dallo Stato italiano. Veniva indetta una procedura concorsuale affidando l’attuazione al Comune di Terni per l’indizione di una gara di rilievo europeo per l’individuazione del partner privato a cui assegnare il 25 per cento di partecipazione. Il bando di gara venne pubblicato nel 2001 e a seguito dell’espletamento della gara la Commissione procedette all’aggiudicazione, per effetto della quale veniva costituita la società consortile per la gestione del servizio idrico integrato e le autorità d’ambito con deliberazione e di pari data procedeva all’affidamento del servizio. Il bando di gara europeo esperito nel 2001 conteneva: statuto, disciplinari, patti parasociali, ed in particolare l’affidamento ai soci nel rispetto della normativa vigente e ricorrendo ai requisiti di economicità, lavori, servizi e forniture rientranti nell’oggetto della società stessa, precisando che per le opere deliberate successivamente il corrispettivo sarebbe stato determinato dal Consiglio di Amministrazione secondo prezzi di mercato accettati dall’interessato. Per un’ulteriore valutazione della validità dell’affidamento, la stessa autorità d’ambito richiese un preciso parere al Consiglio dei ministri sulla validità del bando europeo del 2001 ricevendo riscontro positivo da parte del Ministero delle politiche comunitarie”.

Nella replica, Liberati ha accusato la Giunta regionale di continuare a fare orecchie da mercante. I cittadini non vanno presi in giro. State facendo i pozzi in una discarica: un’altra prova sulle nostre vite”.

Foto: (archivio) TerniLife ©

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