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PONTIFICALE IN CATTEDRALE, PIEMONTESE: “A TERNI MANCA UNA PASSIONE CORALE DI POPOLO” / LE FOTO

Questa mattina una folla di gente in cattedrale per il solenne pontificale di San Valentino officiato dal vescovo, Giuseppe Piemontese. Nella sua omelia non poteva mancare una riflessione sugli ultimi fatti legati alle spoglie del Santo (leggi) così come sulla difficile realtà lavorativa di Terni e provincia.

Valentino esercitava il suo ministero in una comunità che era composta  per la maggior parte da pagani, credenti nell’Olimpo Romano, e da pochi discepoli di Cristo. Se a questi rivolgeva le sue premure principali, non trascurava le relazioni con tutti gli altri.

Oggi, nella nostra  società molto più grande e fieramente pluralista dal punto di vista religioso, civile, etnico, politico e sociale, la festa del nostro patrono offre, ancora una volta,  l’opportunità di richiamarci ai principi del rispetto reciproco, del dialogo, del rispetto dei ruoli, della cooperazione per la promozione del bene comune e della pace.  Ma nello stesso tempo vogliamo riscoprire valori e tradizioni della nostra comunità cittadina che risalgono a san Valentino e che si sono conservati resistendo all’usura dei secoli. E’ una scommessa difficile e ardita, ma forse da tutti desiderata: il riconoscimento della diversità in ogni campo e la custodia e affermazione creativa dei valori, patrimonio secolare di fede della nostra gente; il rispetto delle regole della democrazia e l’attenzione dovuta ad ogni uomo o donna e ad ogni minoranza civile, religiosa e sociale. E’ consuetudine, nella festa del santo patrono, oltre che guardare in alto, volgere lo sguardo alle persone e alla realtà che ci stanno intorno, lasciandosi provocare dalla riflessione sulla condizioni della nostra comunità civile ed ecclesiale, per mettere a fuoco obiettivi e progetti riguardanti il bene comune della città e della chiesa. La crisi che attanaglia i nostri giorni non accenna ad allentare la morsa. I risultati delle ricerche e la nostra stessa esperienza quotidiana ci dicono che“il lavoro… espressione della dignità umana” (Papa Francesco),  è ancora un miraggio per troppe persone e tanti nuclei familiari vivono in estreme ristrettezze economiche e in condizioni a volte intollerabili. C’è chi dice che c’è una crescita dell’occupazione, ma gli addetti ai lavori rilevano che la Provincia ternana è quella che in Italia, ha registrato l’aumento più alto della cassa integrazione nel 2015 rispetto al 2014. (Papporto UIL nazionale sull’andamento dell’ammortizzazione sociale). La Caritas e altre lodevoli istituzioni benefiche confermano che si rivolgono ad esse  non solo gli  immigrati, sradicati dai loro beni, ma nostri connazionali  ridotti allo stremo. Sembra che in ambito legislativo, governativo e amministrativo  si dedichi attenzione esagerata nell’affrontare tanti problemi non propriamente prioritari, ma non si affronta con decisione e con la dovuta attenzione il tema basilare del lavoro, della famiglia e delle prospettive future dei nostri giovani, che sembrano sempre più condannati all’emigrazione o all’inerzia, anticamera del degrado civile e morale. E ciò al sud, al centro e pure al nord.

Nel breve tempo di permanenza in questo territorio devo confessare che faccio fatica a comprendere la causa vera che impedisce alla nostra città di emergere da una  bassa pressione in cui si trova appesantita nella Conca. Progetti innovativi e utopie su un futuro diverso vengono richiamati qua e là, da alcune menti illuminate, ma manca una passione-corale-di popolo, proiettato verso un futuro diverso e migliore. La battaglia per le Acciaierie, pur denotando una compattezza della città verso il proprio gioiello, non ha portato alla convinzione che si è trattato di un ulteriore campanello d’allarme. Né si è avviato nel contempo la riflessione su progetti alternativi, non monocolturali,  per questa città. Manca un vero dibattito corale culturale e politico sul futuro, che non sia solo di parte e a breve gittata.

Ho avuto, in diverse occasioni, nella interlocuzione impegnativa, la sgradevole percezione che le vere ragioni del proprio pensiero non siano palesate all’interlocutore o coram populo, ma sono fatte circolare in maniera sotterranea, trincerandosi dietro il si dice, seminando informazioni tendenziose ad arte come chi colpisce ai fianchi, per demolire l’avversario, senza l’intenzione di confrontarsi lealmente con argomenti veri. Forse mi sbaglio, ma senza chiarezza di posizioni, dialogo sincero, leale collaborazione non si costruisce. La stessa vicenda della traslazione temporanea delle Reliquie di san Valentino in Cattedrale con la finalità di dare respiro più ampio e maggiore ecclesialità e devozione alla festa, è sintomatica di modalità intolleranti, prepotenti e irrispettose di imporsi. La decisione era stata presa dopo ampia consultazione e generale consenso  non solo di sacerdoti e diaconi, di diversi gruppi e aggregazioni laicali e degli organismi di partecipazione ecclesiali diocesani, ma anche di Enti e Istituzioni civili. Gli unici, che hanno opposto un muro di dinieghi senza argomentazioni, è stato il Consiglio patorale di San Valentino. La raccolte di firme, carpite con informazioni non veritiere e diffusione di notizie fuorvianti (ne ho le prove), non può essere argomento decisivo. L’epilogo è stata una sceneggiata, orchestrata ad arte da burrattinai rimasti all’ombra, di un gruppo di persone vocianti, resistenti ad ogni dialogo e prodighi di insulti e invettive. Mi dispiace, ma la civile convivenza anche ecclesiale non può essere governata dalla disinformazione e dalla prepotenza, per di più di pochi.

Il prossimo rinnovo degli organismi statutari  di importanti Istituzioni della città è una opportunità da cogliere per unire le forze e promuovere una opportuna verifica e confronto su come valorizzare il patrimonio di persone, di esperienze e di sostanze della collettività intera, ricercando punti di incontro e convergenze per individuare e promuovere in maniera disinteressata il bene del territorio. Mi auguro che ognuno si adoperi a cercare e promuovere ciò che unisce e a rigettare ciò che divide.

Tra le autorità istituzionali presenti: il sindaco Leopoldo Di Girolamo, la presidente Catiuscia Marini e il vice Fabio Paparelli, la vicepresidente della Camera dei deputati, Marina Sereni e il prefetto Angela Pagliuca.

Foto: TerniLife ©

 

 

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