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CERIMONIA DI APERTURA DELLA PORTA SANTA NELLA CATTEDRALE DI TERNI / LE FOTO

Miglia di fedeli alla cerimonia di ieri per l’apertura della porta della Misericordia nella Cattedrale di Terni, dove sono arrivati in pellegrinaggio a piedi dalla chiesa di San Pietro. Una lunga fila ha attraversato le strade del centro della città accompagnata dai tutti i sacerdoti della diocesi e dai gonfaloni delle città principali della diocesi.

Alla cerimonia, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, erano presenti il prefetto vicario Andrea Gambassi, il sen. Gianluca Rossi, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, i sindaci dei Comuni di Guardea, Giove, Lugnano, Alviano e i rappresentanti istituzionali dei comuni di Amelia e Narni, il questore Carmine Belfiore, il colonnello dei Carabinieri Giovanni Capasso, il comandante dei Vigili del fuoco e le altre autorità militari, la direttrice del carcere Chiara sabatini con quattro detenuti.

In una piazza Duomo gremita, il vescovo ha aperto la porta della Misericordia, la porta centrale della Cattedrale di santa Maria Assunta attraverso cui sono passati in processione tutti i presenti.

“Nell’anno della misericordia ci viene offerta l’opportunità di un bagno rigeneratore e di un nuovo cammino di vita – ha detto il vescovo nell’omelia – Guardiamo alla nostra vita presente e passata. Le ombre nascoste eppure pesanti, i peccati, i rancori, le ingiustizie, le debolezze trasformate in ferite, mai rimarginate; le situazioni che non abbiamo mai avuto il coraggio di riconoscere e affrontare apertamente e di cui proviamo vergogna: in questo giubileo possiamo veder tutto guarito e cancellato nel bagno della misericordia. Basta che lo vogliamo, che ci presentiamo al Padre e poniamo la nostra vita e la nostra storia ai suoi piedi. L’immagine adatta e appropriata per questo momento non è quella del colpo di spugna, né della operazione meccanica compiuta sul computer della vita con la pressione del tasto “delete” su una serie di files pieni di virus evidenziati: sei proprio sicuro di voler cancellare? No! sarebbe operazione meccanica, impersonale e tutto sommato nemmeno efficace e definitiva. Si tratta invece di sentir fremere le nostre viscere, di lasciarci raggiungere dalla nostalgia del calore della casa paterna, e dallo slancio nell’abbraccio come in un tuffo tra le braccia e nel cuore del Padre”.

L’anno giubilare era celebrato nella tradizione biblica ogni 50 anni ed era di straordinaria pacificazione tra la gente, di riequilibrio sociale con la restituzione della terra  agli antichi proprietari, di condono dei debiti, di una amnistia generale per ogni persona in ambito civile, sociale e spirituale, di riconciliazione e di condono di pesi, accumulati in 50 anni, in una vita intera, e per molti, divenuti insopportabili. Poi si è passati alla celebrazione dell’anno giubilare ogni 25 anni e all’indizione di diversi giubilei straordinari come questo della Misericordia voluto da papa Francesco in un momento difficile e di grandi cambiamenti epocali perché la Chiesa volgesse la sua attenzione verso la misericordia per metterla, in maniera reale, al centro della sua azione.

“Sono tempi difficili per tutti – ha aggiunto il vescovo -. Siamo orgogliosi dei successi della globalizzazione. Ma abbiamo globalizzato anche  il disagio, l’insicurezza, la paura e l’instabilità umana, psicologica, sociale, spirituale, cristiana. La confusione regna sovrana anche a livello nazionale, nelle nostre città, paesi, famiglie e comunità. I riferimenti fondanti, i principi etici, morali e civici quali coordinate per orientare e sorreggere l’esistenza, si sono persi. A livello sociale sono tante le ingiustizie, crisi e disagi sempre più insopportabili; a livello politico con una terza guerra mondiale combattuta a pezzettini; a livello religioso con una insofferenza e sopraffazione di gruppi sedicenti religiosi, che ammazzano e perseguitano con ferocia inaudita in nome di Dio; a livello ecologico con stravolgimenti climatici, provocati da un atteggiamento di disordine e rapina, che rischiano di condurre a conseguenze incalcolabili di distruzione della terra; a livello ecclesiale con l’invito a ritornare più decisamente al Vangelo, da vivere e annunciare, a 50 anni dal Concilio Vaticano II. Papa Francesco con l’indizione del Giubileo sta cercando di fare breccia nella mente e nel cuore degli uomini di buona volontà, proponendo un principio unificatore quale percorso per alleviare la generale sfiducia e sospetto  tra gli uomini e indicando la via della Misericordia per superare la competizione in ogni campo: politico, sociale, economico, etnico e religioso. Essa ha tante traduzioni, ma la sua natura è patrimonio del genere umano in generale e di ogni uomo, qualunque sia il suo percorso storico, esistenziale e sociale. Se con sincerità e rettitudine indaghiamo nelle profondità del nostro essere  vi scopriamo quantità reali di misericordia, anche se in misura variabile”.

Altre saranno le porte in quest’anno giubilare: la porta della chiesa dell’Ospedale di Terni; la porta della cella per i detenuti; la porta della malattia, vissuta con dignità e insieme a Gesù; la porta della nostra casa, chiesa domestica; la porta della fabbrica,dell’ufficio, del posto di lavoro; la porta delle nostre chiese, ambito della nostra vita sacramentale; la porta del cuore, che si abilita gradualmente in porta della misericordia, che ammette i fratelli nella convivialità delle opere di misericordia.

Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione, unito, anzitutto, al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia.

Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per il Papa e per le sue intenzioni per il bene della Chiesa e del mondo intero.

Per gli ammalati e le persone anziane e sole sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore che indica la via per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare.

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