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Narni, assessore Tiberti commenta proposta nuova legge regionale politiche sociali 

“Della tanta decantata rivoluzione attualmente ho letto ben poco, eccetto la card a punti, considerando però che parliamo di persone e che forse non è proprio così semplice come la patente di guida”. A dirlo è l’assessore alle politiche sociali del Comune di Narni, Silvia Tiberti che prende posizione e commenta la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia in Regione sulle politiche sociali.

Questo il testo del comunicato: “Prendo atto della dichiarata disponibilità della consigliera Regionale di Fratelli d’Italia Eleonora Pace a valutare ulteriori proposte di modifica in riferimento al disegno di legge sulle case popolari ed intendo condividere il mio punto di vista con alcune riflessioni.  Condivido pienamente la volontà di evitare discriminazioni, ritenendo di non aver avuto notizia alcuna fino ad oggi e condivido pienamente la volontà di fornire risposte ai più fragili, essendo questo in linea con il welfare abitativo messo in campo dall’attuale legge regionale dal 2003 di riordino in materia di edilizia residenziale sociale, con lo scopo di promuovere politiche abitative ed assicurare il diritto all’abitazione per le famiglie meno abbienti.

Questo è in linea con il nostro obbligo istituzionale, quello cioè di dare risposte ai problemi del nostro territorio, soddisfacendo i bisogni, dove siamo noi i garanti della tutela dei diritti e della promozione del benessere dei cittadini per un miglioramento della qualità della vita.

Parto da una riflessione sui soggetti deboli che sono a mio avviso, anziani, persone malate, bambini, persone con disabilità, senza fissa dimora, famiglie a basso reddito con figli minori, gli immigrati e rifugiati richiedenti asilo, chi non ha la disponibilità economica per vivere e chi subisce violenza. Ma soggetti deboli sono anche le persone esposte all’esclusione, all’emarginazione, sono quelli destinati a far parte di una minoranza.

Dico questo perché all’interno del target di popolazione particolarmente debole e svantaggiata ci sono anche le persone con problematiche legate alla dipendenza da sostanze legali ed illegali e ci sono anche persone sottoposte ad esecuzione penale ed ex detenute. Non dobbiamo escludere questa fascia di popolazione perché non solo rientra nella specifico come vulnerabile ma perché verrebbe meno la certezza del diritto al pari degli altri, perché dopo aver scontato la pena siamo tutti uguali con gli stessi diritti.

Tengo a precisare, fra le varie condanne per le quali non è possibile ricevere una casa popolare, leggo anche il gioco d’azzardo, mi permetto di consigliare una riflessione su questo e non considerarlo un reato perché purtroppo il gioco d’azzardo ha sviluppato una dipendenza molto importante in Umbria, una realtà sempre più spesso patologica, dove è possibile essere trattato nei servizi specialistici e dove noi come Comuni abbiamo già attivato importanti campagne di prevenzione.

Il fatto che “non si devono possedere abitazioni”, come detto dalla consigliera Pace, è già previsto dalla legge vigente. Uno dei requisiti fondamentali di accesso è infatti la non titolarità del diritto di proprietà, comproprietà, usufrutto, uso e abitazione su un alloggio o quota parte di esso.

Ho letto che “nel caso in cui non si paga il canone perderanno il diritto all’alloggio”, anche questo è previsto dalla legge vigente e tale provvedimento esiste perché è presente un regolamento di funzionamento dell’organismo che si occupa della gestione e nell’attuale legge regionale l’art 40 evidenzia proprio i casi di morosità. Mi auguro che venga mantenuta la possibilità di effettuare un piano di rientro, perché i canoni non sono “irrisori” come ho sentito dire, considerando che ogni assegnatario ha un Isee inferiore a 12.000 euro ed in alcuni casi i canoni possono arrivare a più di 150 euro.

Gli umbri e coloro che risiedono in Umbria da più tempo avranno un punteggio maggiore”. Questo è già previsto nell’attuale legge regionale, dove il requisito di accesso è di 5 anni di residenza consecutiva in Umbria. Inoltre, in aggiunta a questo, ogni Comune attraverso una premialità derivata dal punteggio comunale aggiuntivo a quello regionale, può decidere autonomamente di premiare la residenzialità, ovvero aggiungere un maggiore punteggio a chi è residente stabilmente nel territorio definendo anche gli anni di residenza, senza alcun limite.

“In caso di reati e gravi violenze contro le donne si prevede che l’assegnazione possa passare alla vittima”. Faccio, in questo caso, una premessa, che è proprio quella di ringraziare la consigliera per l’attenzione posta e di aver preso in considerazione un tema così importante dove in questi anni nella nostra regione si è costruito molto e grazie a ciò abbiamo avuto la possibilità di avere anche nel nostro Comune un Cav.

C’è da considerare però un aspetto, anche qui l’attuale legge regionale prevede che, qualora ci fosse un allontanamento per qualche reato, separazione o divorzio e che quindi il titolare non faccia parte più del nucleo famigliare è previsto il subentro, ossia possono subentrare nella titolarità dell’alloggio i componenti stabili del nucleo famigliare, aggiungo anche di considerare la violenza contro le donne nella sua totalità perché nella maggior parte dei casi le donne hanno bisogno di protezione.

Credo che oltre al Comune di Foligno e di Perugia è stato preso in considerazione anche il Comune di Narni dove, con delibera di Consiglio del 6 dicembre 2018 abbiamo inserito come punto aggiuntivo: “Il nucleo famigliare costituito solo da donne vittima di violenza con o senza figli inserite nel programma Cav oppure nel percorso di uscita dalla violenza gestito dal Cpo regionale”.

Posso proporre di prendere in considerazione anche un altro dei nostri punti aggiuntivi per rafforzare la nostra vicinanza alle problematiche di difficoltà economica: “Nucleo famigliare in cui l’unico percettore abbia perso il lavoro per cause non imputabili al lavoratore e non in possesso di ammortizzatori sociali o sostegni al reddito”.

Mi auguro che nella futura legge vengano fatte scelte che considerino la totalità del contesto sociale, preservando ogni diritto e che nelle decisioni siano poste attente riflessioni sulle conseguenze che potrebbe ricevere l’intero nucleo famigliare”.

Foto: TerniLife ©

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