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Quando la pittura incontra la boxe: nasce “Artaserse”

(di Roberta Falasca) Arte nell’arte. Quando due artisti consolidati si mettono insieme dietro a una macchina da presa, quando il soggetto è inespugnabile, quando la periferia diventa palcoscenico, nasce “Artaserse”. Cristiano Carotti e Desiderio presenteranno domani venerdì 24 gennaio al cinema Lumière di Bologna, 65 minuti di storia. I due artisti ternani, Carotti e Desiderio, hanno messo insieme le forze per raccontare la storia di Artaserse Conti, conosciuto anche come Serse, operaio della ThyssenKrupp in pensione, pugile, allenatore e pittore. Hanno chiamato questo campione contemporaneo e i suoi amici a recitare la loro stessa vita in una favola grottesca che vede Artaserse impegnato in un futuribile incontro-scontro con il mondo dell’arte. Un western di periferia immerso nello scenario di una Terni industriale in decadenza, la boxe e la pittura che danzano a braccetto la comune quadriglia tra vita e morte. La colonna sonora è di un altro ternano, Alessandro Deflorio con la collaborazione degli Afterhours. 

Come definireste questa esperienza cinematografica? 

Cristiano Carotti: “Unica, come secondo me è unico questo esperimento cinematografico. Autentica perché ci rispecchia in pieno, perché ci ha unito a Serse. Incredibile perché è incredibile l’alchimia di Versus (i due artisti quando lavorano insieme si chiamano così, ndr.). Con Desiderio ci scontriamo su ogni dettaglio, se io dico bianco, lui dice nero, su tutto. Eppure sembra che qualcosa di buono ne esca. A tal proposito ringrazio Silvia Babucci che cura i nostri social e i nostri duelli facendo l’arbitro”.

Desiderio: “Unica nel suo genere. Un docufilm fiabesco che diventa simbolo: raccontare una persona, il suo mondo, una provincia, raccontandosi”.

IL TRAILER

Cosa ha di speciale Artaserse? Perché vi ha colpito così tanto da fare un film su di lui? 

Cristiano Carotti: “L’ essenza di Artaserse è quello che personalmente mi ha sempre affascinato. Il suo mondo, la provincia, le palestre e le strade della periferia industriale, le sale slot, il pugilato e la pittura che si scontrano e si incontrano in una sola persona. La sua pittura, spesso canzonata e presa poco sul serio in città, per noi è pura, autentica, selvaggia e libera. Per noi è un artista vero. Serse è un personaggio da romanzo, è il vero bohémien e il vero punk, dipinge e disegna continuamente per il piacere di farlo e vende i suoi quadri per un pasto caldo in osteria. E poi c’è la boxe, il combattimento, l’arte nobile appunto. E chiunque si sia messo seriamente davanti a una tela bianca sa che dipingere un quadro è come fare un incontro di boxe contro se stessi. Dovevamo raccontare Artaserse e insieme ci siamo raccontati noi, in un confronto diretto con lui, con il suo modo di vedere l’arte e il suo rapporto con il mondo dell’arte. Inoltre, come ho accennato prima, Artaserse è il pretesto per raccontare la città, la periferia e le storie di tanti grandi uomini che ruotano attorno a questo straordinario personaggio. Su tutti vorrei ringraziare Alessandro Persi, l’unico oltre a noi ad aver avuto una camera in mano, ci ha concesso il privilegio di entrare nella sua vita e raccontare la sua storia, intrecciandola come nella vita reale con quella di Serse”.

Desiderio: “L’intuizione parte da Cristiano che inizialmente voleva creare un cortometraggio. Poi il confronto e il tempo ha disteso tutto in un lungometraggio. Dove si intrecciano molte storie e personaggi, quello che in fondo siamo noi e un personaggio che ha una virtù che non hanno in molti: la libertà di essere se stesso”. 

 

Ci potete anticipare qualcosa su questa pellicola? Di cosa parla? Chi è veramente Artaserse? 

Cristiano Carotti: “Non aspettatevi un documentario, questa è una storia, una favola grottesca che si appoggia alla realtà, nella quale i protagonisti interpretano se stessi in un universo futuribile ed onirico. Chi è Artaserse? Come tutti noi, tante personalità riunite in una. Di sicuro in questa pellicola abbiamo cercato di raccontare tutta la sua bellezza e il suo romanticismo. Per me, ormai, è anche una specie di nonno acquisito e ne sono felice”. 

Desiderio: “Artaserse è un pugile pittore. Un uomo di provincia che ha speso tutta la sua vita tra i cazzotti e i pennelli. Una persona che per mangiare dona i suoi quadri all’osteria dove si presenta puntualmente. Non lo si può definire, nè tanto meno dire chi è veramente. Un Ligabue moderno che non è facile da incontrare oggi, ai tempi dei social”.

 

Come avete convinto Artaserse a “fidarsi” di voi!? 

Cristiano Carotti: Ci conoscevamo da molto, spesso in osteria mangiavo con lui e mi facevo raccontare le sue storie, le sue leggende, le sue mille vite in una. Poi Gianni Taddei, mio collezionista e amico da molti anni, ha iniziato ad appassionarsi ad Artaserse e a collezionare suoi quadri, credo che ora ne abbia più di trecento, vivendo quasi in simbiosi con Serse per un paio d’anni. Grazie a Gianni e ai pranzi che organizzava a casa sua, il rapporto con Serse si è consolidato ed è stato entusiasta di questo progetto sin da subito”. 

Desiderio: “Più che fidarsi, ci siamo accompagnati insieme in questa avventura. Tutto in maniera molto naturale. Non credo che Serse si sia accorto che stavamo girando un film. Noi avevamo semplicemente due telecamere e una direzione narrativa, niente di più”.

 

Ci potete dire qualche aneddoto particolare mentre stavate girando le scene? 

Cristiano Carotti: “Lavorare con Serse è stato bellissimo ma non proprio semplice, anche perchè non c’è mai stata da parte sua una piena consapevolezza del progetto. Dopo la seconda volta che ci vedevamo per girare, ci chiedeva quando sarebbe stato pronto il film e quando avrebbe potuto vederlo. Una volta abbiamo organizzato una ripresa, installando una camera ardente all’interno di un negozio di pompe funebri, ‘Venturi e Ventura’ di Stroncone, che ringraziamo e nominiamo, così gli facciamo anche un po’ di pubblicità! Era una scena complessa e c’erano quasi tutti gli attori del film pronti per girare e diverse comparse. Erano i primi di luglio e faceva molto caldo e io sono andato a prendere Serse per portarlo sul set, dove chiaramente sarebbe stato il protagonista della scena. Ho suonato il campanello di casa sua senza ottenere risposta per diversi tentativi, poi alla fine  mi ha aperto in mutande, seguito dal fedele gatto Tassy Pussy e mi ha detto: ‘Oh lello, che dovemo fa?’, perchè ovviamente si era dimenticato dell’appuntamento e quando gli ho spiegato che sarebbe dovuto venire a girare non c’è stato verso di convincerlo, per lui era troppo caldo e voleva dormire. Ho provato a insistere ma niente. Così, abbiamo dovuto girare la scena senza di lui e modificarla completamente rispetto a come l’avevamo pensata. Racconto questo aneddoto perchè è un po’ l’essenza di come è stato realizzato tutto il film. Un’altra cosa fantastica sono i messaggi che mi lascia nella segreteria telefonica. Quelli potete ascoltarli sulla nostra pagina Facebook o sul nostro profilo Instagram”. 

Desiderio: “Il film è tutto un aneddoto. Ce ne sono molti, sicuramente quello che mi ha fatto più ridere è la storia del suo gatto raccontata in osteria al suo amico collezionista Gianni (senza scendere nei dettagli) o in fase di montaggio sulla passione delle macchine sportive, sempre del suo amico”.

 

Cosa vi aspettate da questo lavoro? 

Cristiano Carotti: Abbiamo presentato il film da ‘Germi’ a Milano, ospiti di Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo, che ringraziamo anche per averci regalato ‘Padania’ brano degli Afterhors, guest soundtrack del film. La prima ufficiale in sala, dopo la partecipazione al ‘Corto Dino De Laurentis Film Festival’ e ‘Modena Via Emilia Doc Fest’, sarà alla ‘Cineteca internazionale di Bologna’, per ‘Art City 2020’ e ‘Art City Cinema’ ed è già in programma la presentazione all’Angelo Mai di Roma, il primo febbraio. Siamo felici, non poteva esserci partenza migliore, a breve arriviamo anche in Umbria, promesso!”. 

Desiderio: “Il realtà, personalmente, ho già raggiunto un obiettivo importante: aver realizzato il film. Il resto si vedrà. La speranza è quella di riuscire a trasmettere la stessa emozione con cui l’abbiamo vissuto e realizzato”.

Foto: ARTASERSE ©

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