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Piediluco, al bando l’ecoscandaglio: il divieto divide e fa discutere

È ufficiale: la Consulta Regionale per la Pesca Sportiva ha approvato, seppur con una maggioranza risicata, il divieto di utilizzo dell’ecoscandaglio per la pesca sportiva nel lago di Piediluco. Una decisione che ha generato non poche polemiche, dividendo nettamente il fronte delle associazioni di categoria e sollevando dubbi concreti sugli effetti reali del provvedimento.

Favorevoli al bando sono Legambiente, Enal Pesca e Arci Pesca Fisa, mentre si sono schierate contro Libera Pesca e Fipsas. L’ecoscandaglio, strumento che permette di rilevare la presenza dei pesci e la conformazione del fondale, è da tempo utilizzato dai praticanti di tecniche specifiche come lo spinning al luccio, il Bass Fishing e il Carp Fishing, tutte attività che prevedono il catch & release, ovvero la cattura e il rilascio del pesce, riducendo al minimo l’impatto ambientale.

Le associazioni che operano attivamente nella promozione della pesca sportiva in Umbria – Carp Fishing Italia, Libera Pesca, Asd Bass Division, Asd Bass Recon, Asd Free Angling, Asd Fly Club Rieti, Asd Grifo Pro Angler, Asd Terni Spinning – insieme a diverse attività commerciali del settore, hanno reagito prontamente avviando una raccolta firme per contestare la decisione. Finora sono circa 500 le firme raccolte in favore dell’uso dell’ecoscandaglio, quasi il doppio rispetto a quelle favorevoli alla sua abolizione.

I promotori della petizione sottolineano come il divieto, circoscritto al solo lago di Piediluco, manchi di motivazioni concrete e rischi di avere ripercussioni negative sia sulla presenza di pescatori sportivi che sull’indotto economico locale, composto da negozi di pesca, strutture ricettive e attività ristorative.

Non solo: viene anche ricordato il ruolo attivo e fondamentale dei pescatori sportivi come sentinelle del territorio acquatico, spesso i primi a segnalare situazioni di degrado o episodi di bracconaggio ittico. Limitare la loro presenza, avvertono le associazioni, potrebbe significare favorire attività illegali, già registrate in passato proprio nel lago di Piediluco e più recentemente sul Tevere e sul lago di Corbara.

In attesa di un eventuale riesame del provvedimento, la comunità della pesca sportiva resta in fermento. Un confronto tra istituzioni, associazioni e cittadini appare quanto mai necessario per garantire un equilibrio tra tutela dell’ambiente e sviluppo sostenibile delle attività sportive sul territorio.

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