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In Questura una stanza protetta per le vittime vulnerabili | FOTO

Questa mattina presso la Questura di Terni, in via Roberta Antiochia 12, il Questore Antonino Messineo e la Presidente  dell’Associazione Soroptimist Dott.ssa Paola Giuliani  hanno inaugurato la “Stanza protetta d’ascolto per le vittime vulnerabili”.

All’evento hanno partecipato il Procuratore della Repubblica Alberto Liguori, il Comandante Provinciale dei Carabinieri Colonnello Davide  Rossi, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Tenente Colonnello Fabrizio Marchetti,  gli Assessori del Comune di Terni Valeria Alessandrini, Elena Proietti e Marco Celestino Cecconi e rappresentanti dei Servizi Sociali del Comune di Narni

Sono intervenute le Associazioni da sempre impegnate in prima line a con le Istituzioni e le Forze dell’Ordine tra cui, il Centro Antiviolenza “Libere Tutte”, l’Associazione “Liberamente Donna” e Il Centro Antiviolenza “Donne Insieme”

La ormai consolidata collaborazione tra tutti i soggetti e l’introduzione nell’ordinamento italiano della categoria della “condizione di particolare vulnerabilità” ha imposto la necessità di assicurare una tutela efficace alle vittime di reato, nell’ottica di un meccanismo di valorizzazione del ruolo della vittima, che si è inteso soddisfare con la creazione di un ambiente accogliente e isolato dagli altri Uffici della Questura,

Fornire assistenza, garantire la privacy, informazione e partecipazione alle varie fasi del processo, la dovuta protezione sono ormai obiettivi, esigenze imprescindibili di cui farsi carico.

È necessario, infatti, che l’approccio alla violenza di genere sia effettuato attraverso una metodologia condivisa e multidisciplinare tra tutte le aree di intervento e gli addetti ai lavori, al fine di offrire alla donna e ai minori l’assistenza più consona al proprio caso sin dalle prime fasi in cui si decide di denunciare. Garantire un ambiente come quello creato in Questura, grazie alla insostituibile collaborazione dell’Associazione Soroptimist vuole riconoscere alla persona offesa dal reato, che sia da considerare per ragioni  di età, condizione psichica o fisica, particolarmente vulnerabile la possibilità di rendere al propria testimonianza secondo modalità idonee a proteggere la sua personalità e a preservarla dalle successive conseguenze della sua deposizione in udienza”. Presentare una denuncia o rendere testimonianza nel procedimento penale su fatti e circostanze legati all’intimità della persona e connesse alle violenze subite è sempre esperienza difficile e psicologicamente pesante e traumatica, specie se poi chi è chiamato a deporre è persona particolarmente vulnerabile e più di altre esposta ad influenze e condizionamenti esterni.
In questi casi l’adozione già nella fase della presentazione in Questura di speciali modalità “protette” di assunzione della prova quanto a luogo, ambiente, tempo nonché a modi concreti di procedere all’esame, non solo non contrasta con le esigenze proprie del processo, ma, al contrario, concorre altresì ad assicurare la genuinità della prova medesima.

Foto: Monica VITALI ©

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