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CARCERE DI TERNI, FIORINI: “SITUAZIONE A RISCHIO: SOVRAFFOLLAMENTO E CARENZA DEGLI ORGANI DI POLIZIA”

 La situazione all’interno del carcere di Terni non è delle migliori e i crescenti episodi di violenza ne sono una dimostrazione tangibile. “Se non si prevedono interventi concreti e costruttivi che contemplino il potenziamento degli organi di Polizia penitenziaria, ridotti all’osso, se non si prevedono misure a tutela dei cittadini ternani, vi è rischio che la situazione diventi esplosiva e sia sempre più difficile garantire un livello adeguato di sicurezza” queste le parole del capogruppo della Lega Nord, Emanuele Fiorini, a proposito del carcere di Terni, ove si registra “sovraffollamento di detenuti, carenze di organico della polizia penitenziaria e, con l’arrivo di detenuti soggetti al 41/bis, pericolo di infiltrazioni mafiose”.
“Se a livello nazionale – spiega Fiorini – la carenza di organico nel corpo della Polizia penitenziaria è pari circa al 10 per cento, in Umbria tale percentuale raddoppia raggiungendo la soglia del 20 per cento, con la conseguenza che il personale è bistrattato e stressato, in quanto da esso si pretende più di quanto si possa ragionevolmente esigere”.
“Per comprendere meglio la situazione – continua – è opportuno fare una breve digressione su cosa è accaduto, nel più completo silenzio, nella casa circondariale di Terni, dove oggi sono presenti soggetti che, per i loro precedenti penali e per i loro percorsi criminali (quali associazione mafiosa, ‘ndrangheta, camorra) possono essere considerati detenuti speciali e come tali soggetti al regime detentivo 41/bis. Inizialmente il carcere ternano era un normale istituto penitenziario ove i detenuti erano per lo più soggetti che, per i loro precedenti penali, avevano percorsi legislativi leggeri e pene brevi. Da circa 13 anni l’istituto ha cambiato radicalmente pelle. I detenuti sono quasi raddoppiati (ad oggi sono tra le 500-550 unità e sono in costante aumento) e la sezione detentiva femminile, prima soppressa, è stata in seguito ristrutturata per poter accogliere detenuti sottoposti al regime detentivo speciale 41/bis”.
“Come se non bastasse – prosegue – si è deciso di rendere operativo a Terni un nuovo padiglione all’interno della casa circondariale (destinato in prospettiva ad accogliere detenuti ad alta sorveglianza, circostanza che si è verificata di recente), aumentando la popolazione carceraria di altre 260 unità con inevitabili conseguenze anche sull’ordine e sulla sicurezza in città. Per non parlare del problema logistico per la Polizia penitenziaria, visto che non si è provveduto ad un ampliamento della caserma facendo fronte al relativo aumento di organico. Gli agenti sono costretti a lavorare costipati ed in condizioni pessime nella inadeguata struttura di ricezione del personale. Considerato che nei vari istituti penitenziari delle province (Viterbo, l’Aquila, Roma, Ascoli Piceno) e dei comuni limitrofi (Spoleto) sono già presenti padiglioni utilizzati per i detenuti di alta sicurezza e 41/bis, ci chiediamo qual è stata la necessità e l’utilità di questo repentino cambiamento di destinazione della casa circondariale di Terni. Perché nessuno si è interessato o si è posto il problema di quanto stava accadendo nell’istituto penitenziario ternano? Quali vantaggi porta alla città e al suo territorio? E poi, quali iniziative concrete sono state prese dalle autorità locali per dare una risposta ai cittadini che chiedono maggiore sicurezza?”.
“Si sta creando – conclude Fiorini – il presupposto di ricevere un certo tipo di turismo carcerario ‘particolare’ e un afflusso di familiari dei detenuti, procurando di conseguenza tutta una serie di problematiche concernenti possibili infiltrazioni criminali in un territorio fragile come quello ternano, aggravato da una profonda crisi economica e poco controllato”. Foto: (archivio) TerniLife ©

 

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