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Fabro e la sua cucina tipica, tra bellezza e cultura | ‘Paese che vai’

Continua la rubrica settimanale di TerniLife. Si chiama “Paese che vai”. È a cura di Ilaria Alleva e punta a far conoscere, ai ternani e non, i nostri comuni. Bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. TerniLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected].

(di Ilaria Alleva) Oggi alla scoperta di Fabro, un altro comune del Ternano tutto da vivere.

DOVE SI TROVA – Fabro si erge a 364 m s.l.m. nella parte più meridionale della Val di Chiana, nell’Umbria occidentale, ma possiede anche un’exclave, Poggiovalle, tra i comuni di Città della Pieve e Cetona. Si trova al confine con la Toscana e con il Lazio e fa parte della Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana. Il sindaco Diego Masella ce lo presenta così: “Piccolo comune di 2800 persone, […] Fabro ha una storia antica che va dagli Etruschi fino ai giorni nostri, passando per i Romani, Alto Medioevo, Medioevo e Rinascimento, delle quali epoche sono state ritrovate testimonianze sparse in vari musei. […] Lo stemma di Fabro spiega l’origine del nome: un’incudine con un martello, attrezzi usati dai lavoratori del ferro. […]Chi visita Fabro può passare qualche giorno godendo di un panorama stupendo che  dal castello domina tutta la valle contornata da colline, che dalla primavera all’autunno offre una varietà di accesi colori. Nel nostro territorio è possibile viaggiare agevolmente da una collina all’altra con le biciclette, fare passeggiate a cavallo seguendo sentieri segnati. Carnaiola offre oltre ad un bellissimo panorama anche la bellezza di un piccolo borgo medioevale caratteristico, con un castello favoloso formato da 365 finestre, tante quanti i giorni dell’anno. Infine, ma non per importanza, Fabro offre una cucina tipica locale, umbrichelli (pasta fatta in casa), carne chianina alla brace, torta sotto la brace, torta di pasqua, salumi, ma sopra ogni cosa il nostro tartufo, un’eccellenza del territorio dove si può trovare sia il tartufo bianco, sia quello nero, sia lo scorzone”.

QUANDO NASCE – La zona fabrese fu (2 milioni di anni fa) parte del fondale del Mar Tirreno. Ciò è testimoniato dai vari fossili che si possono trovare tra le crete. Iniziò ad essere abitata fin dai tempi degli Etruschi, e ciò è testimoniato dal ritrovamento di oggetti di valore pre-monetale datati al V sec. a. C. Anche i romani si stabilirono nella zona come dimostra il ritrovamento di un cippo miliare in Via Traiana, e tre tombe alla cappuccina di epoca tardo-antica. Ma il primo documento che dimostra l’esistenza di un sito col nome di Fabro è del 1118, quando i notabili dell’abitato furono chiamati a testimoniare la vendita dei diritti feudali del Conte Rinaldo Aldobrandini su un monastero. Il nome Castrum Fabri è attestato con certezza dal XIII secolo, ma il signore del castello a quel tempo è ancora ignoto. Dal Medioevo in poi, Fabro fu sottoposto alla giurisdizione di Orvieto, di cui seguì le vicende storiche. Fu roccaforte ghibellina della famiglia Filippeschi finché, nel 1300, Spinuccio Monaldeschi ne divenne il visconte. La famiglia Monaldeschi, infatti, divenne proprietaria di Fabro dopo la sconfitta dei Filippeschi del 1313. Ma le lotte feudali non erano ancora finite: dopo il 1337 Muffati e Malcorini, interni alla stessa famiglia Monaldeschi, iniziarono una guerra fratricida. Divisi in quattro rami, combatterono per la supremazia su Orvieto. Alla fine, Fabro entrò a far parte della fazione dei Malcorini. Nel 1345, però, il borgo fu di nuovo sotto il controllo diretto di Orvieto, e venne amministrato dal Capitano del Popolo orvietano, finché il Conte di Corbara, Ugolino Montemarte, sempre appartenente alla fazione dei Malcorini, acquistò il diritto sul suo castello dieci anni dopo. Per tutto il ‘300, Fabro fu dilaniato da incursioni esterne e lotte intestine, ricordate nell’opera storica in cui Francesco Montemarte racconta le gesta della propria famiglia. Egli successe al fratello come signore di queste terre, ma alla sua morte, nel 1401, il papa le confiscò, per il mancato pagamento delle tasse. Sebbene il figlio di Francesco fosse riuscito a riconquistare i terreni, ancora una volta furono confiscati, stavolta per mancanza di eredi. Fabro finì dunque tra i possedimenti di Bartolomeo della Rovere nel 1480, ma questo vendette di nuovo il castello al Comune di Orvieto l’anno successivo. La Contessa di Corbara, tuttavia, essendo imparentata con gli antichi signori, iniziò ad avanzare pretese sul castello. Seguì una lunga guerra che si risolse nel 1497 con la battaglia di Fabro e col Trattato di Pace di Monteleone: Selci e Fabro andarono ai Bandini di Castel della Pieve, Monteleone ad Orvieto. Furono proprio i Bandini a dotare Fabro del suo primo statuto comunale moderno nei primi del ‘500. I discendenti della famiglia Bandini furono proprietari del castello di Fabro finché, indebitati, non furono costretti a venderlo al Comune di Orvieto nel 1638. Orvieto lo detenne fino al 1654, quando venne comprato dal marchese Carlo Maria Lanci, ma seguirono altre dispute familiari. Dopo l’abolizione del marchesato nel 1818, nella seconda metà dell’800 iniziò a popolarsi la frazione di Fabro Scalo. Venne inoltre inglobato da Fabro il comune di Carnaiola.

COSA VEDERE – Il castello di Fabro è sicuramente una delle principali attrazioni, poiché domina la vallata e tutto il centro abitato. Modificato dalla restaurazione del XVI secolo, oggi è proprietà privata, ma si può godere di una magnifica vista dal Belvedere sul torrione del castello, che si affaccia su tutta la Val di Chiana. A ridosso delle mura del castello si trova la Chiesa di San Martino, del XIX secolo e intitolata al santo patrono dei viaggiatori e dei cavalieri. Caro alla popolazione fabrese è anche il Santuario della Madonna delle Grazie, che secondo la leggenda fu luogo di un miracolo. Degno di nota è anche il Palazzo Comunale. Tuttavia nella frazione di Carnaiola è possibile ammirare anche un altro castello dell’anno 1000. Ma Fabro è meta ambita anche da chi ama la natura: innanzitutto, la conformazione del terreno, caratterizzata dai calanchi, è particolare e favorisce la vegetazione arbustiva. La fauna è molto ricca ed è possibile incontrare caprioli, tassi, ricci, volpi, lepri, cinghiali e lupi, oltre ad uccelli come il falco pellegrino e vari rapaci notturni. C’è infatti un parco ecologico, quello di Vilialba, e un sentiero natura particolarmente affascinante, quello di San Pietro Acquaeortus.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI – Ad indicarci i migliori eventi dell’anno è il sindaco stesso: “Maggio per il Cantamaggio, Luglio per la Sagra delle Manfrengole, agosto per l’affermata Festa Contadina e varie manifestazioni sia nel capoluogo che allo Scalo; Ottobre Sagra dell’uva e del pan col mosto a Carnaiola ed infine Novembre con la Mostra nazionale del tartufo e dei prodotti agroalimentari di qualità quale olio e vini”.

Foto: TerniLife ©

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