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Edilizia residenziale, ok al regolamento con residenza 15 anni | Filipponi (Pd): “Drammatico sia per gli italiani che per gli immigrati”

Approvato dalla 2° commissione consigliare, presieduta da Orlando Massoli (Fdi),   con i voti della maggioranza, il nuovo regolamento comunale sull’edilizia residenziale pubblica. Un regolamento che deve tenere conto della legge regionale ma che comunque ha autonomia per quanto riguarda i criteri di assegnazione degli alloggi, su una parte del punteggio, massimo 4 punti su un totale di 18.

Le novità prevedono che per concorrere ai 4 punti occorre avere come requisito quello della residenza di 15 anni continuativi in questo territorio comunale. Contano comunque le situazioni di disagio lavorativo, famigliare e giovanile.

L’assessore alle Politiche abitative Marco Celestino Cecconi ha evidenziato che “la questione della casa è diritto fondamentale della persona, sia per i nativi di questa città che per le persone che hanno deciso di costruirsi un futuro a Terni.  Il nostro obiettivo è favorire la residenza stabile, un concetto che è stato già evidenziato da regioni come la Lombardia, il Veneto, la Liguria e la Toscana. Si è posto al centro uno dei parametri che assegna 4 punti. Partiamo dai numeri che dicono che in una città di 110 mila abitanti gli stranieri sono 14 mila e che su 500 domande di edilizia popolare oltre la metà sono avanzate da stranieri. E’ chiaro che ci sono percentuali che non ritornano. L’introduzione nei 4 punti comunali della residenza di almeno 15 anni in questo territorio vuole essere un contributo a correggere le distorsioni in atto, comunque non è l’unico, in quanto ci sono anche altri criteri come la perdita del lavoro, la malattia, la violenza sulle donne, il disagio giovanile”.
La Lega ha presentato alcuni emendamenti,  tra questi quello che richiede che sia tenuto in considerazione il criterio del coniuge in fase di separazione, chiamato al mantenimento di uno o più figli, che debba lasciare la case coniugale; emendamento anche sulla dichiarazione da parte delle ambasciate di non possesso di immobili nel paese di origine per gli stranieri che fanno domanda.

Quest’ultimo emendamento è stato dichiarato inammissibile dal punto di vista tecnico in quanto in contrasto con l’attuale legge regionale della quale l’assessore comunale ha annunciato “di volerne proporre la modifica”. Il consigliere della Lega Emanuele Fiorini, comunque, ritiene che l’emendamento sia valido in particolare dal punto di vista politico:

“E’ finalizzato a tutelare i cittadini italiani equiparandoli a quelli stranieri, non si tratta di discriminazione nei confronti degli stranieri, ma voglio evitare quella verso gli italiani. Non può essere infatti che l’italiano che fa domanda per la casa popolare non deve avere abitazioni proprietà mentre per gli immigrati non è detto che sia così perché al momento non si ha certezza su eventuali beni nei paesi di provenienza”. Fiorini ha anche rivendicato il lavoro svolto in consiglio regionale per quanto riguarda gli ex coniugi in difficoltà abitativa: “Sono stato l’artefice della modifica alla legge regionale per il punto che riguarda i coniugi separati e il discorso sui figli a carico totale o parziale”.

Decisamente opposto il parere di Alessandro Gentiletti (Senso Civico) che, insieme a consiglieri Francesco Filipponi (Pd) e Paolo Angeletti (Terni Immagina) ha presentato un atto di indirizzo. “A fronte di circa 550 richieste – dichiara Gentiletti – sono disponibili solo circa 81 alloggi e ad oggi ne sono stati assegnati esclusivamente 23. Le anzidette circostanze non sono imputabili alla presenza di stranieri sul territorio, sia per ragioni matematiche che perché ad oggi la percentuale di accesso degli stranieri è circa il 50% del 12% della popolazione. Infatti, circa l’80% dei ternani è proprietario di immobili e non partecipa ai bandi delle case popolari.

Il diritto alla casa è un diritto fondamentale della persona, che trova fondamento nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e che prescinde dalla nazionalità di appartenenza e dalla residenza, rilevando a tal fine soltanto il concetto giuridico di comunità, inteso come insieme di individui che stabilmente organizzano insieme la loro vita sociale, senza limitazioni temporali e distinzione di cultura.

L’attribuzione di 3 punti in graduatoria, in ragione del possesso della residenza decennale, prevista dall’attuale regolamento comunale è più che sufficiente per dimostrare la continuità dell’appartenenza alla comunità. Prevedere un termine di quindici anni sarebbe da ritenersi pregiudizievole ed eccessivo, anche perché andrebbe a pregiudicare gli altri requisiti previsti”.

Francesco Filipponi: “L’assessore ha ricordato il lavoro della precedente consigliatura e l’esito di una votazione in cui ho tenuto il punto rispetto ai lavori concordati da minoranza e maggioranza per modificare il regolamento inserendo 3 punti, tra i 4 aggiuntivi del comune di Terni, per la residenza da 10 anni. Nei mesi successivi intervenne la legge regionale modificando da 2 a 5 anni il requisito di ingresso, rispetto alla residenza. Ritengo  il lavoro di allora un lavoro ben fatto. Oggi ci troviamo di fronte ad una visione estremamente politica che non va al cuore del problema casa, drammatico sia per gli italiani che per gli immigrati. Si preferisce fare propaganda, come gli emendamenti della Lega o inammissibili oppure inutili, in quanto già contemplati, per i coniugi separati dal regolamento regionale”.

Foto: (archivio) TerniLife ©

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